10 curiosità su “Piccole donne” che potreste non conoscere

Louisa May Alcott si mise a scrivere per aiutare la famiglia. Del libro esiste anche una versione anime

Sta per festeggiare i 150 anni dalla prima pubblicazione uno dei romanzi più amati di sempre, “Piccole donne” di Louisa May Alcott, capace di affascinare e commuovere generazioni di lettori, per merito anche dei numerosi adattamenti di successo.

Che lo abbiate letto da anni oppure da poco tempo, riprendendo un pezzo di Mental_Floss, ecco 10 curiosità sul libro che potreste non conoscere.

 

1. LOUISA MAY ALCOTT NON VOLEVA SCRIVERE “PICCOLE DONNE”

Louisa May Alcott era impegnata in altri progetti quando l’editore Thomas Niles le propose di scrivere un libro per ragazze. L’autrice rispose che ci avrebbe pensato ma non era del tutto convinta di cimentarsi in quelli che chiamava “robaccia moralizzante per giovani”. Quando fu chiaro che la Aclott stava temporeggiando, Niles si offrì di firmare un contratto di pubblicazione anche per il padre, Bronson Alcott. Nonostante Bronson fosse un noto pensatore, amico di personaggi del calibro di Ralph Waldo Emerson e Henry David Thoreau, i suoi scritti non avevano mai avuto grande diffusione o successo. Quando fu chiaro che il padre avrebbe avuto l’opportunità di pubblicare un nuovo libro se lei avesse iniziato la sua storia per ragazze, Louisa cedette alle pressioni.

 

2. IL LIBRO È STATO SCRITTO IN SOLE 10 SETTIMANE

La Alcott iniziò a scrivere “Piccole donne” nel maggio 1868 e ci lavorò giorno e notte, dimenticando talvolta persino di mangiare e dormire. Il 15 luglio inviò tutte le 402 pagine all’editore. A settembre, quattro mesi soltanto dopo averlo iniziato, il libro venne pubblicato. Fu subito un best-seller e garantì alla sua autrice ricchezza e fama.

3. IN ORIGINE È STATO PUBBLICATO IN DUE PARTI

La prima parte uscì nel 1868 col titolo “Piccole donne: Meg, Jo, Beth e Amy. La storia delle loro vite. Un libro per ragazze” (Little Women: Meg, Jo, Beth, and Amy. The Story Of Their Lives. A Girl’s Book) e si chiudeva con la proposta di matrimonio di John Brooke a Meg. Nel 1869, la Alcott pubblicò “Buone mogli” (Good Wives), la seconda parte. Anche questa venne scritta in pochi mesi.

 

4. PER I PERSONAGGI DI MEG, BETH E AMY LA ALCOTT SI È ISPIRATA ALLE SUE SORELLE

Il modello per Meg è la sorella di Louisa Anna, che si innamorò del marito John Bridge Pratt durante una commedia dove lei stava recitando. Anche il matrimonio di Meg riprende quello vero di Anna. Per Beth, invece, il modello è Lizzie, che morì di scarlattina a 23 anni. Proprio come Beth, Lizzie prese la malattia da una famiglia povera che la madre stava aiutando. Per Amy, infine, il modello è May, un’artista che ha vissuto in Europa. Morta di parto all’età di 39 anni, fu la prima donna a esporre le sue opere al Salone di Parigi. Ovviamente, per Jo l’autrice si ispirò a se stessa.

 

5. COME LA FAMIGLIA MARCH, ANCHE LA FAMIGLIA ALCOTT HA VISSUTO IN POVERTÀ

Le idee di Bronson Alcott gli resero difficile trovare lavoro – ad esempio, essendo socialista, non poteva percepire un regolare stipendio. La sua famiglia, quindi, sopravvisse grazie alla carità di amici e vicini. Talvolta, durante l’infanzia di Louisa, non c’era altro da mangiare che pane, acqua e qualche sporadica mela. Quando crebbe, la Alcott lavorò come dama di compagnia e governante, come Jo nel suo libro, e scrisse racconti per aiutare a pagare i conti. Svolse anche lavori umili, come sarta, lavandaia e cameriera. Fin da piccola, Louisa voleva aiutare la famiglia a uscire dalla povertà, qualcosa che “Piccole donne” rese possibile.

6. LA ALCOTT SI È RIFIUTATA DI FAR SPOSARE JO CON LAURIE

La Alcott, che non si sposò mai, voleva che anche Jo restasse nubile. Ma mentre stava lavorando alla seconda parte di “Piccole donne” ricevette tantissime lettere di fan che volevano che Jo sposasse il ragazzo della porta accanto, Laurie. “Mi scrivono per chiedermi chi sposeranno le ragazze, come se questo sia l’unico scopo della vita di una donna – si legge nel diario della Alcott. – Ma non farò sposare Jo con Laurie solo per far felici i lettori”. Come compromesso – o magari per fare dispetto ai fan – Jo viene fatta sposare con il professor Bhaer, mentre Laurie finisce con Amy.

 

7. CI SONO MOLTE TEORIE SU CHI ABBIA ISPIRATO IL PERSONAGGIO DI LAURIE

Le teorie su chi abbia ispirato il personaggio di Laurie si sprecano – si spazia da Thoreau al figlio di Nathaniel Hawthorne, Julian. In realtà nel 1865, mentre si trovava in Europa, la Alcott conobbe un musicista polacco di nome Ladislas Wisniewski, soprannominato dalla ragazza Laddie. Il flirt tra i due culminò in due settimane, da soli, a Parigi. Secondo la biografa Harriet Reisen, è su di lui che la scrittrice ha poi modellato il personaggio di Laurie. Quanto sia stato profondo il rapporto tra i due è difficile dirlo. Più tardi la Alcott cancellò la parte del suo diario che parlava di quella storia, scrivendo a margine “non poteva essere”.

8. LA CASA DOVE LA ALCOTT HA SCRITTO IL ROMANZO È APERTA AL PUBBLICO

Orchard House a Concord, Massachusetts, era la casa di famiglia degli Alcott. Nel 1868, seppure riluttante, Louisa lasciò il suo appartamento a Boston per recarvisi e scrivere “Piccole donne”. Oggi, è possibile visitare la casa, vedere i disegni di May sulle pareti e anche la piccola scrivania che Bronson costruì per Louisa.

 

9. “PICCOLE DONNE” È STATO ADATTATO MOLTE VOLTE PER CINEMA E TV

Oltre alla serie del 1958, un paio di commedie, un musical, un balletto e un’opera, “Piccole donne” ha dato il là a una mezza dozzina di film. I più famosi sono quello del 1933 con Katharine Hepburn nel ruolo di Jo, quello del 1949 con June Allyson (Jo) e una giovane Elizabeth Taylor nel ruolo di Amy, e quello del 1994 dove Jo ha il volto di Winona Ryder. Il libro è stato anche adattato diverse volte per la tv.

 

10. DEL LIBRO ESISTE ANCHE UNA VERSIONE ANIMATA

Nel 1987 è stata prodotta in Giappone una versione anime di “Piccole donne”, composta da 48 episodi di mezz’ora ciascuno. Il cartone è stato trasmesso anche in Italia, col titolo “La romantica storia delle piccole donne” (o “Una per tutte, tutte per una”).

 

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