A tu per tu con Zhao Xiaoding, direttore della fotografia di “Ombra”

Sulle sfide presentate dal girare sotto una pioggia naturale e continua, usando pochi effetti speciali

Parafrasando un detto molto conosciuto, dietro a un grande film c’è sempre un grande direttore della fotografia, e questo vale anche per i lavori di Zhang Yimou. L’ultimo, “Ombra” (Shadow), è stato presentato al BFI London Film Festival, e per l’occasione Zhang Xiaoding è arrivato dalla Cina per presentarlo.

Candidato all’oscar nel 2004 per il suo lavoro nel film “La foresta dei pugnali volanti”, Zhang Xiaoding è alla seconda collaborazione con Zhang Yimou come direttore della fotografia.

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In occasione della premier del film ho avuto la fortuna di essere presente alla proiezione in cui il maestro si è prestato a un botta e risposta serrato con i giornalisti sulla genesi e la produzione di “Ombra”.

“Sono arrivato oggi a Londra e ho visto che era una bella giornata. Mi dispiace un po’ che abbiate visto un film dove piove sempre!”

Un’immagine del film “Ombra”.

Esordisce così Zhang Xiaoding, rompendo il ghiaccio su una delle pellicole più attese di questo festival, in lizza nella selezione ufficiale. Uno degli aspetti che contribuisce a creare tanta attesa è la fotografia, particolare, dove gli effetti visivi della luce e di questa pioggia continua (e naturale) creano un’atmosfera davvero surreale.

“La luce è un aspetto del film che porta alla pellicola molti benefici. Come potete vedere, avete appena passato due ore in un mondo in bianco e nero e ora siete tornati in una realtà a colori. Sin da subito era chiaro che non volevamo usare CGA per creare questo effetto, ma giocare con la luce naturale, così com’era. Per quanto riguarda la pioggia, non solo è stato scelto di girare le scene sotto una pioggia naturale – che è stata difficile da gestire – ma il regista voleva proprio una sorta di pioggerella fitta e voleva che si vedesse bene nel film. Non è stato facile girare le scene con questo tipo di pioggia.”

Come se la scelta registica di usare luce e pioggia naturali per ricreare il bianco e nero non fosse già abbastanza complicata, il film prevede anche che l’attore principale compaia in certe scene sia nel ruolo del comandante di Pei che in quello della sua ombra.

“Alcune scene le abbiamo dovute girare due volte, per far sì che le immagini combaciassero. Ci sono state molte sfide, soprattutto per l’attore, che ha dovuto girare le scene dell’ombra e quelle del comandante a distanza di un mese per perdere abbastanza peso per risultare credibile nel ruolo del secondo.”

Una scena del film “Ombra”.

A livello di fotografia, un altro aspetto molto interessante è la capacità di rendere un bianco e nero naturale, senza appoggiarsi alla tecnologia digitale.

“I film hanno più di cent’anni di storia e la tecnologia che si usa per farli è sicuramente progredita, è un fatto inevitabile e che ha portato tanti benefici a questa industria. La nostra scelta di non appoggiarsi troppo alla tecnologia digitale non è quindi un modo di nascondere questo progresso, ma in questo film abbiamo voluto mettere più sentimento nel farlo. Per cui, per quanto riguarda il bianco e nero, siccome Zhang Yimou ha richiesto sin dall’inizio che quello che vedeva nel monitor fosse il prodotto finito, abbiamo dovuto lavorare molto sui costumi e gli attrezzi di scena, scegliendo oggetti monocromatici. Nelle scene all’aperto, invece, siamo stati aiutati dalla natura stessa. I luoghi dove avviene al film hanno in sé quei colori. In più, girando sempre sotto la pioggia, è stato inevitabile che tutto diventasse monocromatico.”

Se il grande lavoro sulla fotografia è un marchio di fabbrica di Zhang Yimou, le scene di violenza e combattimento sono un po’ una novità per questo regista, fatto che ha intrigato il pubblico in sala.

“La violenza del film è un aspetto che fa già parte della storia, è quasi una decisione dettata dal tema piuttosto che una scelta di regia. In una storia sullo scontro tra gli opposti, tra realtà e finzione, tra lo Yin e lo Yang, si creano tanti conflitti sia fisici che psicologici per cui la violenza è quasi un elemento inevitabile.”

Il pubblico applaude entusiasta. Zhang Xiaoding saluta sorridente la folla, il tempo di fare qualche foto con alcuni studenti cinesi e lascia la sala. Il film è finito e non resta altro che augurare ai futuri spettatori una buona visione.

 

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Federica Gamberini
Bolognese di nascita, cittadina del mondo per scelta, rifugge la sedentarietà muovendosi tra l’Inghilterra (dove vive e studia da anni), la Cina, l’Italia e altre nazioni europee. Amante della lasagna bolognese, si oppone fermamente alla visione progressista che ne ha la signorina Lotti, che vorrebbe l’aggiunta della mozzarella. Appassionata di storie, nel tempo libero ama leggere, scrivere, guardare serie TV e film, e partecipare a quanti più eventi culturali possibile.

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