“Acusada”: Lali Espósito sotto processo nel film di Gonzalo Tobal

Tra legal thriller e indagine intimistica, la storia di una ragazza sotto processo e della sua famiglia

Un film di Gonzalo Tobal. Un film con Leonardo Sbaraglia, Inés Estévez, Daniel Fanego, Gerardo Romano, Gael García Bernal, Lali Espósito. Drammatico, 108’. Argentina, Messico 2018

Dolores ha vissuto la vita di una giovane studentessa fino a quando la sua migliore amica viene brutalmente assassinata. Due anni dopo, lei è l’unica accusata del crimine che è ormai diventato un caso mediatico. La ragazza si prepara al processo isolandosi a casa, mentre il padre e sua madre lavorano con un team disposto a fare qualsiasi cosa per difenderla.

 

Quando leggiamo e ascoltiamo i sempre più frequenti casi di cronaca nera con protagonisti minorenni o ragazzi appena entrati nell’età adulta, l’atto violento, l’omicidio diventa se possibile ancora più terribile e angosciante, perché mette la parola fine a due esistenze: quella della vittima e quella dell’assassino, o presunto tale.

Generalmente, e direi in modo naturale, l’onda emotiva e la curiosità, a tratti morbosa, dell’opinione pubblica e di conseguenza l’interesse dei media sono rivolte verso la vittima e la sua famiglia. Il presunto colpevole è mediaticamente utile per creare un clima da stadio, con due opposti schieramenti, ma poco spendibile a livello empatico.

Ma che cosa prova un indagato in attesa di giudizio? Quante paure e angosce è possibile sopportare senza impazzire? E come vive una famiglia l’attesa del processo e della sentenza? È possibile restare uniti e compatti nonostante tutto?

“Acusada” di Gonzalo Tobal, presentato in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, racconta la storia di Dolores Dreier (Espósito) e della sua famiglia, che negli ultimi due anni hanno vissuto una sorta di incubo a occhi aperti. La ragazza è infatti l’unica accusata per l’assassinio della sua migliore amica, Camilla.

Legal thriller da un lato, indagine tesa e intimistica dall’altro, il film poggia su una bella sceneggiatura, che descrive al meglio gli equilibri emotivi e psicologici all’interno del nucleo familiare e come ogni componente sia cambiato nell’animo e negli affetti nel corso del tempo.

La visione di “Acusada”, nonostante l’impianto narrativo e registico semplice e lineare, è piacevole, l’aumento del pathos e del ritmo progressivo.

Lo spettatore fatica a formarsi un giudizio umano e morale su Dolores, non riuscendo a capire cosa la ragazza pensi davvero. In una scena appare fragile, stanca, schiacciata dal senso di colpa e prossima ad una clamorosa confessione, in quella successiva si mostra sicura, spavalda, pronta a tutto pur dimostrare la propria innocenza.

A prestare il volto alla protagonista Lali Espósito, in Argentina già acclamata cantante e attrice, che il sottoscritto ha scoperto solamente ieri, rimanendo piacevolmente colpito. La Esposito si carica quasi interamente sulle spalle il peso del film, non mostrando alcuna esitazione o timore ma rivelando di possedere personalità, grinta e un notevole potenziale emotivo e recitativo.

La sua performance sul prestigioso quanto temibile palcoscenico della Mostra del cinema di Venezia ricorda, per carisma e qualità, quella di Edward Norton in “Schegge di paura” del 1996.

Determinati per la riuscita del progetto le prove del resto del cast, tra cui spicca la vibrante e intensa performance di Leonardo Sbaraglia nel ruolo del padre di Dolores.

La regia di Gonzalo Tobal è essenziale, pulita, magari di taglio televisivo ma comunque meritevole di lode per aver costruire un prodotto agile, vibrante e ricco di colpi scena e aver saputo esaltare le doti di ogni componente del cast.

“Acusada”, pur mettendo di fatto la parola fine alla vicenda legale, emotiva ed esistenziale di Dolores e dei sui familiari, lascia nello spettatore l’amara consapevolezza che, oltre alla povera Camilla, è la verità la vittima di una storia dai contorni davvero poco chiari.

 

Il biglietto da acquistare per “Acusada” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto (con riserva). Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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