Al cinema | Assalto al cielo

Francesco Munzi racconta i movimenti studenteschi anni '60 e '70 in un documentario sentito ma difficile da seguire

Un film di Francesco Munzi. Documentario, 72′. 2016

La Terza Repubblica è fondata sul tripolarismo, sul nuovissimo e sulla ricerca di volti giovani e rassicuranti. Gli elettori, oggi, chiedono ai politici, più che la competenza, di essere onesti e capaci di amministrare senza rubare la “cosa pubblica”.

Sembra che il tempo delle ideologie sia ormai tramontato, quel fuoco che animava gli elettori degli anni ‘60 e ‘70 spento.

Eppure c’è stato momento in cui essere comunisti, fascisti, anarchici, femministi, populisti aveva un significato e dava una vera identità morale ed esistenziale al militante.

Francesco Munzi, regista dell’acclamato “Anime nere”, firma un interessante documentario sul movimento studentesco italiano degli anni ‘60-’70, presentato alla Biennale di Venezia fuori concorso.

Adoperando solo immagini di repertorio, con un efficace e incisivo montaggio, il regista porta lo spettatore indietro nel tempo, quando per strada e nelle aule universitarie si discuteva, spesso con toni violenti, di idee e visioni del mondo.

Vedendo e ascoltando quei discorsi e quei dibattiti, lo spettatore moderno non potrà che restare spiazzato, pensando di trovarsi dentro a un sogno – o a un film – e non a uno spaccato di vita vera.

“Assalto al cielo” è un documentario brillante, profondo e potente. Sarebbe stato però più funzionale alla visione e alla comprensione utilizzare una voce narrante che fungesse da raccordo ai tre “atti” che compongono il film, soprattutto per chiarire alcuni passaggi storici.

Quello che resta alla fine è una triste considerazione. I nostri genitori sognavano di cambiare il mondo, erano determinati e vogliosi di dare “l’assalto a cielo”. La nostra generazione non ci prova neanche più.

 

Il biglietto da acquistare per “Assalto al cielo” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.

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