Al cinema: Città di carta

Un film di Jake Schreier. Con Cara Delevingne, Nat Wolff, Halston Sage, Cara Buono, Austin Abrams, Meg Crosbie, Caitlin Carver. Thriller, 109′. 2015

CIttà di Carta locandina

Un anno fa ho scoperto, per caso, lo scrittore John Green grazie al film “Colpa delle Stelle”, campione d’incassi al botteghino e capace di far versare al pubblico fiumi di lacrime.

Quando nei mesi scorsi ho iniziato a vedere, con largo anticipo rispetto alla data di uscita della pellicola, la pubblicità di “Città Carta” ho capito che non ci saremmo liberati tanto presto della Greenmania e ho cercato di porre rimedio alla mia ignoranza, comprando il romanzo omonimo e presentandomi carico in sala.

Un titolo particolare, un cast giovane, un talentuoso team di autori chiamato a confermarsi dopo il successo dello scorso anno: le premesse per rendere “Città di carta” un altro must ci sono tutte.

La pellicola è molto diversa da “Colpa delle Stelle” per temi, toni e impostazione narrativa; il comune denominatore è il passaggio dall’età dell’innocenza all’età adulta, un’età dell’innocenza che in questo caso coincide con la capacità di sognare e di credere nel vero amore.

Come nel caso del nostro protagonista, Quentin Jacobsen (Wolff), tranquillo ragazzino di Orlando che all’età di nove anni si è innamorato di Margo Roth Spiegelman (Delevingne), che diventa poi una giovane inquieta e misteriosa, incapace di adattarsi a un vita normale e già scritta.

Gli anni della scuola dividono i due, portandoli a frequentare persone diverse e a fare esperienze diverse, finché una notte, a poche settimane dal diploma, Margo si presenta, a sorpresa, nella stanza di Quentin chiedendogli aiuto per vendicarsi dei suoi amici traditori.

Inizia così una sorta di “Notte da leoni” adolescenziale che porta i due ragazzi ad avvicinarsi di nuovo, al punto che Quentin si convince che quello sia l’inizio di una storia d’amore. Anche lo spettatore ci crede, ma ecco che il film passa repentinamente dalla commedia romantica al thriller. Sì, perché Margo scompare nel nulla, lasciando in confusione familiari e amici, e portando Quentin, preoccupato e malinconico, a mettersi sulle sue tracce per ritrovarla.

Cara Delevingne e Nat Wolff in una scena
Cara Delevingne e Nat Wolff in una scena

Immaginate una versione 2.0 di “Missing” di Costa-Gavras o, se preferite, di “Cercasi Susan disperatamente” con Madonna e avrete un’idea di cosa aspettarvi dalla seconda parte di questo film, quella più riuscita, con una grande vivacità, un buon pathos narrativo e una serie di spunti di riflessione da non sottovalutare.

Quentin cerca Margo, ma a ben guardare questa è solo una scusa per cercare se stesso o, se volete, per prendere coscienza della sua età e del passaggio che sta attraversando. Margo non è “il suo miracolo”, come pensa inizialmente, quanto piuttosto lo stimolo che gli permette di vivere davvero ogni momento – ad esempio facendo un viaggio on the road da Orlando a New York, inseguendo una città che non esiste e una ragazza che non vuole essere salvata.

La forza del film sta in un testo ben scritto, creativo, ricco di spunti, che regala diversi colpi di scena e nello stesso tempo spinge lo spettatore a guardarsi dentro e a comprendere cosa significhi davvero diventare adulti.

Una regia semplice, pulita, senza particolari guizzi, ma che dirige con mano ferma ed esperta un cast apprezzabile e di buon talento, capace di rendere i personaggi credibili e persino simpatici.

Se Nat Wolff (dopo il ruolo secondario in “Colpa delle stelle”) supera la prova da protagonista a pieni voti, grazie soprattutto a una seconda parte intensa e brillante, Cara Delevigne risulta ancora troppo acerba sul piano recitativo. Si ha come la sensazione che la giovane abbia lasciato personalità e fascino, doti fondamentali per un attore, sulla passerella.

Non vi confondete: “Citta di Carta” non è il classico film d’amore per adolescenti, leggero e un po’ già visto. I giovani potranno apprezzarlo per certi aspetti, ma la storia e gli spunti sono adatti a un pubblico di ogni età.

Il finale soprattutto, ben costruito e non scontato, porta allo spettatore la convinzione che, prima di ogni altra cosa, bisogna imparare ad amare noi stessi e la nostra vita. Solo dopo essere riusciti in questa impresa potremo aprirci agli altri.

 

Il biglietto d’acquistare per “Città di Carta” è : 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.


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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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