Al cinema: Everest

Un film di Baltasar Kormákur. Con Jake Gyllenhaal, Josh Brolin, John Hawkes, Jason Clarke, Robin Wright, Michael Kelly, Sam Worthington, Keira Knightley, Emily Watson. Drammatico, 121′. 2015

Tratto dal saggio “Aria sottile” (Into Thin Air) di Jon Krakauer, 1997

 

Ci sono persone che nascono con lo spirito d’avventura di un bradipo, per cui cambiare canale sul divano di casa è già un’avventura e che viaggiano principalmente con la fantasia. E poi ce ne sono altre che trovano pace e serenità solo sfidando se stesse e i propri limiti, rischiando la vita, magari scalando una montagna come l’Everest.

Per l’uomo medio comprendere la filosofia di vita di questa seconda tipologia di individui – perché lo facciano, cosa li spinga a cercare sempre nuove sfide, magari più pericolose – non è facile.

Che la montagna abbia un suo fascino, fatto di quiete, potenza e immensità, è invece noto a tutti. Sono anche queste le sensazioni che uno scalatore cerca di fare proprie quando decide di conquistare una vetta. Ma come spesso accade quando l’uomo è coinvolto, bellezza e avventura vengono spesso utilizzate per costruire lucrosi business .

A partire dal 1992 varie società hanno messo l’Everest nel mirino, organizzando scalate fino alla vetta dietro lauti compensi. Per quanto possa essere incredibile da immaginare, ben presto il campo base della montagna si è trasformato in una sorta di affollata fermata della metro all’ora di punta.

Il film “Everest” racconta la storia, vera e tragica, di due gruppi di scalatori, partiti insieme per una spedizione alla conquista della vetta nel maggio del 1996. A guidare le due cordate il prudente Robert Hall (Clarke) e l’eccentrico Scott Fischer (Gyllenhaal).

Su una montagna come l’Everest niente può essere improvvisato, tutto deve essere organizzato al secondo. Per questo Hall stilò un programma rigoroso, secondo il quale gli scalatori avrebbero dovuto raggiungere la cima entro le 14.00 del 10 maggio, per poi ridiscendere senza incontrare problemi di mancanza ossigeno.

La programmazione venne però resa vana dallo stesso Hall, che permise al cliente e amico Doug Hansen (Hawkes) di raggiungere la vetta nonostante fosse fuori tempo massimo. Un atto pagato carissimo, perché la spedizione venne poi sorpresa da una violenta tormenta di neve, che rese quasi impossibile il ritorno al campo base.

“Everest” è un film visivamente bello, affascinante e suggestivo: la maestosità della montagna toglie il respiro, e incute timore e rispetto alla spettatore. La bellezza naturale non è però sufficiente a costruire una pellicola convincente. Il pubblico dovrebbe restare incollato alla poltrona, invece questo è l’esempio perfetto di un film freddo di nome e di fatto, perché mancano del tutto coinvolgimento emotivo, pathos e ritmo narrativo.

Lo spettatore assiste sì con angoscia al drammatico tentativo degli scalatori di tornare indietro e non può non rimanere colpito davanti al tributo di sangue, ma il cinema ha come mission fondamentale quella di costruire storie in cui ognuno possa identificarsi. Ecco, guardando “Everest” a nessuno verrebbe mai in mente di emulare i protagonisti, e non tanto perché l’impresa in cui questi si lanciano è rischiosa e ai limiti dell’umana comprensione, ma perché di questi caratteri non viene mostrato lo spirito, il cuore, le motivazioni. Niente.

La sceneggiatura è avara di dialoghi e più in generale di spunti su cui, chi guarda, possa elaborare una propria idea della vicenda e tutto è affidato alla potenza e alla spettacolarità delle immagini che però alla lunga annoiano.

La regia non convince, soprattutto perché si fatica a comprendere quale sia il suo vero obiettivo – raccontare un drammatico incidente o rendere omaggio all’intrinseca bellezza della montagna? Il suo rimanere a metà strada finisce per essere una mossa sbagliata, e i ricchi mezzi a disposizione non suppliscono a questo.

Lo stesso cast, anche se di talento, rimane come imprigionato dentro alla fredda cronaca dei fatti, incapace di dare un proprio, decisivo contributo creativo e interpretativo alla storia.

Dopo aver visto “Everest”, chi ama la montagna molto probabilmente si sentirà commosso e non vedrà l’ora di partire per nuove scalate. Tutti gli altri sceglieranno di bersi una cioccolata calda, ben sicuri a casa propria.

 

Il biglietto d’acquistare per “Everest” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.


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