Al cinema: Hello, my name is Doris

Un film di Michael Showalter. Con Sally Field, Max Greenfield, Beth Behrs, Wendi McLendon-Covey, Stephen Root. Drammatico, 95′. 2015

Hello my name is Doris, locandina

Chi pensa che sognare sia un lusso che solo i giovani possono concedersi probabilmente dovrà ricredersi dopo aver visto questo film.

Se nel 2001 una giovane e frizzante Reese Witherspoon aveva portato a sfatare alcuni luoghi comuni legati al colore dei capelli con la commedia “La rivincita delle bionde”, la pellicola di Michael ShowalterHello, my name is Doris” potrebbe diventare il punto di riferimento per tutte le sciure del pianeta.

Doris (Field) è una donna di mezz’età, che ha passato tutta la vita con la madre, di recente venuta a mancare. Entrambe erano delle accumulatrici seriali compulsive, e hanno riempito la casa fino a scoppiare di cianfrusaglie e chincaglierie.

Doris lavora come contabile in una società e la sua vita scorre senza grandi sussulti, tra le chiacchierate con le amiche e la partecipazioni a eventi volti ad aumentare l’autostima organizzati da improbabili mentori.

Tutto però cambia quando in ufficio arriva il nuovo capo, il giovane e fascinoso John Fremont (Greenfield). Per Doris è il classico colpo di fulmine e, come fosse una ragazzina, la donna inizia a fantasticare su una possibile storia d’amore e di passione.

La protagonista è una via di mezzo tra l’avvocato Ally Mc Beal dell’omonima serie TV e la sognatrice Amelie del film. Solo che in questo caso l’eroina è anche una donna matura che trova in questa storia impossibile lo stimolo per mettersi in gioco e soprattutto per liberarsi dal peso di una vita che le è ben poco gradita.

Una pellicola brillante, ironica, garbata, che si lascia vedere con piacere e seguire con attenzione. Il testo è ben scritto, fluido, lineare, riesce a conquistare lo spettatore con uno stile narrativo caloroso e incisivo.

Sallly Field è una straordinaria interprete, che indossa la maschera della signora di mezz’età in disarmo in maniera assolutamente credibile e naturale. La sua Doris fa sorridere, ridere, commuovere. Tiene il centro della scena per tutto il film, mostrando sempre intensità e carisma. Una performance di assoluto valore e talento che, a nostro avviso, non potrà essere ignorata ai prossimi Golden Globe.

Il resto del cast è all’altezza della situazione e aiuta a rendere il film degno di menzione.

La regia è di taglio più televisivo che cinematografico, ma dimostra comunque di essere solida, asciutta e abile nel costruire un prodotto fresco, leggero e dotato di un buon ritmo.

L’amore non ha necessariamente un lieto fine, ma come ci mostra il finale agrodolce ciò che conta è amare, in primo luogo, noi stessi.

 

Il biglietto d’acquistare per “ Hello, my name is Doris ” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.


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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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