Al cinema: Mistress America

Un film di Noah Baumbach. Con Greta Gerwig, Lola Kirke, Heather Lind, Michael Chernus, Cindy Cheung. Commedia, 84′. 2015

Mistress America locandina

Siamo la generazione cresciuta con i personaggi di Friends e Sex and the cityNew York è diventata per noi una sorta di seconda casa, familiare e vicina, grazie alla televisione e al cinema, anche se magari non l’abbiamo mai vista dal vivo.

Della Grande Mela si dicono mote cose – ad esempio che sia una città che non dorme mai e dove tutti possono trovare una propria dimensione. Certo frequentare l’università proprio nella città americana è uno dei sogni condivisi da tanti giovani, convinti che quella sarebbe un’esperienza incredibile.

Non è così per la diciottenne Tracy (Kirke), una ragazza molto timida che fatica a fare amicizia e cerca di farsi notare inutilmente nei circoli letterari newyorkesi grazie ai suoi scritti. Il campus, per lei, è tutt’altro che un paradiso.

Tracy sembra quasi invisibile, fino a quando non decide di mettersi in contatto con Brooke (Gerwing), trent’anni, che a breve  dovrebbe diventare la sua sorellastra. Brooke è una ragazza simpatica, estroversa, creativa. Sogna di aprire un ristorante polifunzionale e di dare così una svolta alla propria vita. Tracy è colpita dal carisma di Brooke e viene coinvolta nelle avventure notturne dell’altra, scoprendo così un mondo del tutto sconosciuto.

La forza di “Mistress America” di Noah Baumbach sta in una sceneggiatura vivace, frizzante e brillante, oltre che ben scritta. Il linguaggio usato è semplice, ma diretto; i dialoghi sono ben costruiti e credibili, anche per merito degli interpreti.

Gli autori mirano a raccontarci due generazioni, quella dei diciottenni e quella dei trentenni di oggi, che seppure sulla carta sembrano molto vicine hanno le loro belle differenze.

Un film che evoca, soprattutto nello stile e nel linguaggio, certe serie americane di ultima generazione come Gossip Girl: se da una parte questo rende il prodotto godibile, la regia piuttosto scolastica e il pathos narrativo assai modesto tendono a tenere a freno i facili entusiasmi.

Sicuramente degne di menzione le interpretazioni di Greta Gerwing e Lola Kirke, tutte e due ironiche e disinvolte nel mettere in scena due personaggi credibili e divertenti.

Tirando le somme, se è vero che la grande, scintillante New York offre infinite possibilità a chi sa coglierle, di tanto in tanto può anche farti sentire molto solo. Ma come sottolinea il finale un po’ troppo buonista, se tra grattacieli e locali riesci anche a trovare un amico tutto diventa più semplice.

 

Il biglietto da acquistare per “Mistress America” è: 1)Nemmeno regalato; 2)Omaggio; 3)Di Pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.


 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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