Al cinema | Rogue one – A Star Wars story

Un film di Gareth Edwards. Con Felicity Jones, Diego Luna, Mads Mikkelsen, Alan Tudyk, Ben Mendelsohn, Forest Whitaker, Donnie Yen, Jonathan Aris, Riz Ahmed, Genevieve O’Reilly, Jimmy Smits. Fantascienza, 133′. 2016

Le grandi storie, quelle epiche che si tramandano di padre in figlio hanno spesso origine dalle gesta coraggiose di un uomo o di un gruppo che fatalmente, sono sconosciute al grande pubblico. Eppure è da quella storia originaria che è nato tutto.

La saga di Star Wars ha attratto milioni di fan fin dal suo esordio al cinema nel 1977. Il dualismo tra il potere buono, totalizzante, della Forza e dei jedi e il Lato Oscuro, sua degenerazione in senso distruttivo, con il malvagio Darth Vader come suo cavaliere, hanno affascinato e continuano ad affascinare il pubblico.

Fino ad oggi si sono susseguite sul grande schermo con alterne fortune due trilogie complete e il primo episodio di una terza, per un totale di sette film.

Eppure la Disney e George Lucas sentivano che mancava qualcosa alla narrazione delle vicende di questa “galassia lontana lontana” che tutto il mondo sente tanto vicina.

“Rogue one – A Star Wars story”, lo spin off diretto da Gareth Edwards, è pensato per essere una sorta di trait d’union tra la prima trilogia e la seconda, mettendo ogni tassello al suo posto e in un certo senso chiudendo il cerchio.

Non voglio macchiarmi in questa recensione del grave peccato di spoiler, per questo eviterò di parlare dell’intreccio e della trama, lasciandovi piuttosto delle suggestioni su cui riflettere.

“Rogue one” si compone di due momenti drammaturgici distinti. Il primo è preparatorio, lineare, preciso nell’accompagnare lo spettatore alla scoperta di come nasce il gruppo di coraggiosi ribelli guidati dall’intrepida Jyn Erso (Jones), figlia di Galen Erso (Mikkelsen), che decise di sfidare l’Impero cercando di rubare i piani della Morte Nera.

Il secondo mette in scena l’essenza stessa del teatro greco classico, con l’eroe che si sacrifica per il bene comune ma anche per dare una speranza alla propria discendenza.

La sceneggiatura qui compie un salto di qualità, forza e incisività a dir poco esaltante, accendendo i riflettori su questi personaggi fino ad oggi poco considerati e regalando loro il meritato spazio.

La tragedia greca a cui accennavamo prima viene messa in scena su un campo di battaglia spaziale, con lo spettatore che assiste, cuore in tumulto e sentita partecipazione, al compiersi del destino dei nostri eroi.

È considerazione diffusa che un film, per funzionare, abbia bisogno soprattutto di un buon villain, un antagonista che sia all’altezza, se non addirittura superiore, al personaggio principale.

E come potrebbe non funzionare, questo nuovo Star Wars, se nei panni del cattivo torna niente meno che Darth Vader? Per conquistare il pubblico gli bastano due scene, che da sole valgono il prezzo del biglietto. Terrore e malvagità allo stato pure, che dimostrano come non ci si improvvisi villain e rendono la prova di Adam Driver ne “Il risveglio della forza” ancora più insignificante.

Felicity Jones in una scena del film. 2016

Se Darth Vader è la star del film, il robot K-250 (Tudyk) si merita il secondo posto, per qualità dell’interpretazione, ironia e presenza scenica.

Il resto del cast è comunque all’altezza del compito, merito anche di un’ottima sceneggiatura che assegna a ognuno un personaggio ben costruito e definito sia sul piano psicologico che emotivo.

La regia di Gareth Edwards è come un diesel: a una partenza lenta, per quanto sicura e solida, segue un proseguo sempre più convincente, ritmato, emozionante che raggiunge il climax nei tempi e modi ideali.

Il finale è potente, drammatico, sorretto splendidamente dalla fotografia, e se da una parte rievoca il film “Deep impact”, dall’altra trasmette allo spettatore paura ma anche speranza, per il potere della Forza e delle persone.

 

Il biglietto da acquistare per “Rogue one – A Star Wars story” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio; 3)Di pomeriggio; 4)Ridotto; 5)Sempre.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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