“Alice e il sindaco”: una commedia francese sui limiti della politica

Fabrice Luchini e Anaïs Demoustier volenterosi e convincenti, in un film che però lascia piuttosto freddi

Un film di Nicolas Pariser. Con Fabrice Luchini, Anaïs Demoustier, Nora Hamzawi, Léonie Simaga, Antoine Reinartz. Commedia, 103′. Francia 2019

A qualche mese dalle elezioni municipali, il sindaco di Lione non ha più idee. Dopo trent’anni di vita politica è come svuotato. In suo soccorso, l’entourage comunale recluta una giovane normalista. Il ruolo di Alice Heimann è rigenerare la capacità di pensare del sindaco e la visione necessaria all’azione politica. Introdotta nel cerchio della fiducia, Alice rivela un’agilità innata per la “cosa politica” fornendo carburante alla macchina municipale. E la macchina riparte ma gli scossoni e i sobbalzi non tarderanno a costringerla alla sosta forzata.

 

È ormai evidente come quest’anno ci sia una certa conflittualità artistica tra il sottoscritto e i film presentati alla Quinzaine di Cannes 2019. O forse sarebbe meglio parlare di “netta divergenza valutativa” tra me e il resto della stampa internazionale.

Dopo “il caso Lighthouse” ecco allora “l’enigma Alice e il sindaco”, commedia francese acclamata da pubblico e critica, vincitore dell’Europa Cinemas Label Award come miglior film europeo a Cannes, che ha lasciato invece il vostro redattore piuttosto freddino.

La pellicola risulta complessivamente interessante grazie al buon cast e alla regia lineare e incisiva, ma anche piuttosto debole, alla lunga, a livello drammaturgico. I protagonisti di Pariser – il vecchio sindaco e la giovane idealista – non bucano lo schermo, nonostante le buone prove dei due attori.

Paul e Alice incarnano i limiti e le contraddizioni della sinistra francese: entrambi vorrebbero cambiare marcia, dando un contributo al rinnovamento intellettuale, politico e morale della Francia. Ma, ascoltando i loro dialoghi, quello che emerge è soprattutto la loro incapacità di trasformare le idee in progetti concreti.

“Alice e il sindaco” è una sorta di auto-analisi civile che Pariser vorrebbe far compiere allo spettatore impegnato, affinché finalmente prenda coscienza della situazione attuale. Un film politico – o meglio, di racconto politico – pensato soprattutto per il pubblico francese.

La sceneggiatura non si concretizza in un vero intreccio, con colpi di scena ed escalation di emozioni, ma piuttosto in una statica e a tratti ripetitiva panoramica dell’attività del sindaco di Lione e del suo team, professionale ma decisamente poco appassionato.

“Alice e il sindaco” avrebbe dovuto essere una storia di passione e ardore politico e civile, ma trasmette invece una certa freddezza e lentezza, lasciando nello spettatore non francese la sensazione di non aver visto niente di veramente memorabile, almeno a livello cinematografico.

 

Il biglietto da acquistare per “Alice e il sindaco” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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