“America Latina”: un film disturbante, che confonde… anche troppo!

I fratelli D'Innocenzo abbandonano la coralità per dedicarsi interamente al loro protagonista

Un film di Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo. Con Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba. Thriller, 90′. Italia 2021

Latina oggi. Massimo Sisti è un dentista molto professionale sia con i pazienti che con le sue collaboratrici. Ha una bella famiglia (moglie e due figlie che sono al centro della sua vita), una villa molto ampia e immersa nel silenzio. In definitiva è un uomo socialmente arrivato grazie al proprio senso del lavoro e della serietà. In questo contesto, in un giorno qualsiasi, Massimo scende nel suo grande scantinato in cui incontra l’assurdo.

 

Presentato in anteprima alla Mostra del cinema di Venezia, “America Latina”, terzo film dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, abbandona la coralità del precedente “Favolacce”, per dedicarsi completamente al suo protagonista, Elio Germano, che diviene il centro di un universo narrativo molto disturbante.

Massimo (Germano) è un dentista con un ottimo stipendio e un’ottima reputazione, che vive in una bella villa con la famiglia. Marito attento e padre amorevole, sembra condurre una vita perfetta. Un giorno, scendendo nel seminterrato, fa una scoperta incredibile e terrificante al tempo stesso, che rischia di mandare in frantumi tutto quello che ha costruito.

Ho cercato di darvi un’idea della trama di “America Latina”, ma è un’impresa davvero complicata. Questo è uno di quei film dove non conta tanto ciò che accade ma come lo spettatore percepisce ciò che accade al protagonista. È il punto di vista delirante di Massimo, che scivola sempre più verso la paranoia, a mediare tutto ciò che vediamo.

Ambientato in una villa dall’architettura strana, che diventa un vero e proprio personaggio aggiunto di questo racconto che si muove costantemente su e giù al suo interno, “America Latina” è un’opera asciutta, inquietante ed ermetica che cerca di mostrare il confine tra la verità e ciò che percepiamo come tale.

C’è però una confusione di fondo, forse voluta dai registi, che non aiuta nella visione. Alla fine si ha la sensazione che il flusso delirante dei pensieri di Massimo sia un po’ troppo e al contempo non abbastanza. Come se al film mancasse qualcosa.

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