“Ammonite”: Q&A con Kate Winslet, Saorse Ronan e il regista Francis Lee

Cosa ha spinto le due attrici ad accettare con entusiasmo la parte. Il lavoro sul set e molto altro

Il London Film Festival 2020 si è chiuso con la proiezione di “Ammonite” (qui la recensione), che si ispira alla vita della paleontologa Mary Anning per raccontare una storia d’amore e di catarsi emotiva in un’epoca in cui i sentimenti e gli impulsi poco convenzionali venivano spesso repressi.

Al termine della proiezione, la sessione di Q&A con il regista Francis Lee e le attrici Kate Winslet e Saoirse Ronan offre un momento di riflessione sull’alchimia fra queste tre personalità che ha portato alla creazione di un film tanto profondo e delicato.

Il Q&A si apre con Francis Lee che racconta a Tricia Tuttle la genesi della storia e le ragioni per cui ha scelto proprio la vita di Mary Anning come soggetto del suo film.

“Ho scoperto Mary Anning quando stavo cercando un regalo per il mio fidanzato del tempo, che era un appassionato di fossili e rocce, e mentre stavo facendo una ricerca su Google, il nome di questa donna continuava a salta fuori. Così mi sono informato e ho scoperto la sua storia, dalle difficoltà economiche al fatto che, nonostante la scarsa istruzione, sia riuscita a diventare una figura chiave della paleontologia del suo tempo. Sono rimasto affascinato da Mary, una donna nata nell’Inghilterra vittoriana, una società estremamente patriarcale, la cui vita per certi versi somigliava alla mia. Per questo ho deciso di approfondire”.

Kate Winslet in una scena di “Ammonite”, 2020

Uno dei punti di forza del film è certamente la recitazione di Kate Winslet e Saoirse Ronan, capaci di comunicare non solo con le parole ma con gli sguardi e i gesti. Attrici che, fortunatamente, hanno risposto subito e con entusiasmo alla chiamata di Francis Lee.

“Quando scrivo un copione non lo faccio mai pensando all’attore o all’attrice che interpreterà il personaggio. Nel caso di Mary, siccome la storia esplora la sua vita quando ormai ha quarant’anni, sapevo di voler un’attrice matura, inglese e soprattutto che sapesse infondere della verità nel suo lavoro. Mettendo insieme tutti questi elementi, Kate era la scelta migliore. Allora le ho mandato il copione e lei ha deciso, quasi immediatamente, di unirsi al film. Anche per il ruolo di Charlotte sapevo di voler qualcuno che sapesse recitare con grande verità e per questo ho scelto Saoirse. Ho fatto lo stesso lavoro di costruzione dei personaggi con entrambe. Kate è andata a Lymes Regis per imparare a raccogliere fossili e a muoversi nello spazio di Mary. Alla fine del film era diventata un’esperta e penso che questo l’abbia aiutata nella sua interpretazione. Anche Saoirse ha imparato tutte le cose che Charlotte fa nel film anche se, essendo una donna altolocata, era meno impegnata all’esterno rispetto a Mary/Kate. Quando Kate e Saoirse hanno cominciato a lavorare insieme, è stato fantastico vedere il feeling straordinario che si è creato tra loro”.

Al regista fanno eco le due attrici che spiegano agli spettatori in diretta online le ragioni che le hanno spinte ad accettare senza indugi la parte.

Kate Winslet: Il copione mi è arrivato attraverso i canali tradizionali, ossia attraverso il mio agente. L’ho letto mentre stavo lavorando a un altro film, il che a volte è difficile perché mentre sei focalizzato su una cosa è difficile valutarne un’altra, ma esattamente dodici ore dopo averlo ricevuto ho accettato il ruolo. Non so bene dirti cosa mi abbia colpito del copione, l’ho trovato così tranquillo ma ogni momento era ricco di emozioni profonde. Anche la storia d’amore è meravigliosamente costruita, non si focalizza tanto sulla segretezza ma su queste due donne che si uniscono, nonostante le diversità sociali, e che scoprono qualcosa in più su loro stesse grazie al loro amore. Sono stata completamente rapita dal copione e dalle sfide che mi offriva in quanto attrice.

Saoirse Ronan: Stavo girando “Piccole donne” e avevo appena finito di girare una scena, molto alla “Titanic”, insieme a Timothée [Chalamet, ndr] quando ho ricevuto una chiamata da Kate. Avevo parlato già con Francis Lee una settimana prima e ricevuto il copione, ma non l’avevo ancora letto, perché non sono capace di concentrarmi su nuovi progetti quando sto già lavorando. Sapere che Kate avrebbe eventualmente lavorato con me, però, mi ha motivato a farlo e ad accettare il progetto. Mi sembrava la cosa giusta come attrice, soprattutto dopo aver recitato in un film pieno di personaggi come “Piccole donne”.

Il set del film, sulla costa inglese. “Ammonite” [2020]
L’attenzione, quindi, si sposta sul lavoro che Kate e Saoirse hanno fatto insieme per riuscire a costruire i rispettivi personaggi e quella relazione, quasi magnetica, che Mary e Charlotte condividono per tutto il film.

SR: Kate è incredibilmente organizzata, un’amante di post-it e sticker, e mi ha in un certo senso coinvolta in queste cose, che hanno contribuito a rafforzare il nostro legame. La storia è molto intricata, nonostante apparentemente non succeda molto, per cui è stato importante lavorare con Francis e Kate per capire come gestirla. Siamo stati fortunati ad essere, sin dall’inizio, sulla stessa lunghezza d’onda.

KW: Sì, siamo stati veramente fortunati, e penso che il fatto che io e Saoirse ci conoscessimo già e che avessimo costruito un rapporto al di fuori del film abbia influito positivamente nella costruzione del rapporto tra Charlotte e Mary. Non abbiamo realmente provato le scene, anche se coreografare certi momenti, per assicurarsi che avessero il giusto ritmo è stato importante, ma abbiamo di certo parlato tanto.

Al di là delle doti delle attrici, sono le doti del regista a rappresentare il collante che tiene insieme il progetto.

KW: Personalmente trovo Francis fantastico. So che sembra strano, ma per me è una specie di Mary Anning che ha un forte spirito “operaio”, un forte desiderio di lavorare sodo e di avere successo in quello che fa. Ho trovato questa sua energia molto utile per interpretare Mary perché mi ha dato il ritmo giusto. In più, Francis è stato un attore e quindi sa che gli attori spesso sono insicuri o possono essere spaventati, e lo capisce. È un regista con una chiara visione in mente per le scene, ma ci ha lasciato anche liberi di provare nuove cose, di sperimentare, anche se deve essere stata una sfida per lui scendere a compromessi. L’intero processo è stato fantastico, soprattutto lavorare con una troupe piccola e all’interno di una produzione indipendente.

SR: Penso che Kate abbia già detto tutto. Quello che posso aggiungere è che è stata un’esperienza nuova per me lavorare con un regista che aveva una precisa visione per il film ed era molto determinato a raccontare una storia tranquilla, ambientata in un’epoca in cui molti sentimenti si tenevano dentro e non si esprimevano apertamente.

L’ultima domanda ci riporta a Francis Lee che s’illumina a condividere con il pubblico gli aspetti di “Ammonite” che gli hanno dato maggiore soddisfazione.

“Quello che amo di più del mio lavoro di regista è collaborare con gli attori, costruire le loro interpretazioni attraverso un dialogo aperto. Ho veramente amato lavorare con tutti gli attori che hanno partecipato a questo film. L’altro aspetto che mi è piaciuto è il lavoro con gli operatori in quanto, per me, le inquadrature sono un’estensione della performance degli attori”.

 

Previous article“Fortuna”: una favola nera e feroce, a metà tra horror e fantascienza
Next article“Il mio corpo”: un viaggio crudo e intenso nella Sicilia più selvaggia
Federica Gamberini
Bolognese di nascita, cittadina del mondo per scelta, rifugge la sedentarietà muovendosi tra l’Inghilterra (dove vive e studia da anni), la Cina, l’Italia e altre nazioni europee. Amante della lasagna bolognese, si oppone fermamente alla visione progressista che ne ha la signorina Lotti, che vorrebbe l’aggiunta della mozzarella. Appassionata di storie, nel tempo libero ama leggere, scrivere, guardare serie TV e film, e partecipare a quanti più eventi culturali possibile.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here