“Amore, vinile e polvere”: recensione della raccolta di Beatrice Maffei

Otto racconti, otto titoli di canzoni, otto atmosfere differenti che rimandano agli anni ‘80

Arriva a casa questo libricino, Amore, vinile e polvere, opera prima di Beatrice Maffei, edito da Project. È piccolo e sembra inoffensivo, invece colpisce parecchio, con le sue storie brevi.

Otto racconti, otto titoli di canzoni, otto atmosfere differenti che rimandano agli anni ‘80. C’è qualcosa, però, che li unisce, un fil rouge, un ritmo. Così, pagina dopo pagina, sembra quasi di avere con noi un walkman, e le cuffiette nelle orecchie.

La raccolta di Beatrice Maffei è una DeLorean, un viaggio nel tempo assicurato anche per chi, come me, quegli anni li ha vissuti solo attraverso racconti, film o canzoni, appunto.

L’idea non è tanto quella di raccontare delle storie, ma piuttosto di ricostruire delle atmosfere. I diversi personaggi, alcuni con un destino o un passato simile, si muovono su sfondi fatti di melodie. Non riesco a ricordarne a uno che, in poche pagine, non mi abbia sussurrato all’orecchio o preso per mano per una giravolta.

La stessa scrittura della Maffei è ritmata, sinuosa, convincente, contribuisce a una mise en cadre di un’epoca, di una generazione e, più in generale, di un’umanità che lega tutti e ci lega ancora. Pertanto sempre attuale, sempre figlia del proprio tempo ma anche di tutti i tempi.

 

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