“Aristotele detective”: recensione del romanzo di Margaret Doody

Il primo capitolo della serie di gialli investigativi editi da Sellerio e ambientati nella Grecia antica

Ho scoperto “Aristotele detective” di Margaret Doody, edito da Sellerio, e più in generale la serie che ha come protagonista il filosofo dell’epoca classica, per caso. In uno dei miei giri per librerie me lo sono trovato davanti e, incuriosita dalla trama e dall’idea in sé, non ho resistito e l’ho comprato.

Senza Aristotele niente Sherlock Holmes. È questa, verosimilmente, l’idea alla base di questo giallo investigativo. Il metodo del tipo di detective alla Sherlock Holmes – di enumerare indizi, trarne ipotesi, dedurne nuovi particolari, sino alla spiegazione del delitto e la scoperta conseguente del colpevole – non sarebbe stato possibile se non applicando il metodo dimostrativo della logica aristotelica al crimine.

Stefanos, un simpatico giovanetto dell’Atene del IV secolo, dunque, guidato dallo Stagirita che non si muove di casa come Nero Wolfe, indaga sull’assassinio di un ricco oligarca, di cui è accusato ingiustamente il cugino, esule per un precedente errore. Al primo omicidio, ne segue un secondo, e tra colpi di scena, travestimenti, testimonianze reperite avventurosamente, Aristotele alla fine scioglie l’enigma e consente al giovane di smascherare il vero assassino.

La sinossi fa pensare a un giallo – e in effetti ci sono tutti gli elementi del genere: un crimine misterioso, delle indagini per scoprire il colpevole, false piste e così via – ma questa storia, per larghi tratti, ha più a che spartire con  un romanzo storico. L’Atene dei tempi di Alessandro Magno torna a vivere davanti ai nostri occhi, così come usi e costumi dei suoi abitanti.

L’ambientazione dettagliatissima e la ricostruzione attenta non sono un male, semplicemente tolgono un po’ di ritmo alla storia. La caccia all’assassino, le fatiche di Stefanos per provare l’innocenza del cugino, la figura stessa di Aristotele, di tanto in tanto, si perdono. In certi punti si ha l’impressione che l’autrice avrebbe potuto dilungarsi meno, tagliare su certe scene per così dire di contorno per concentrarsi e dare più risalto alla trama principale.

Diciamolo subito, Stefanos non è un personaggio simpatico. Anche se a pensarci bene la sua caratterizzazione non è particolarmente negativa, chi legge trova davvero difficile provare empatia per questo giovane ateniese di buona famiglia. Sarà per la sua serietà, per il suo essere contenuto. Sarà che anche nei momenti in cui si legge che prova gioia o comunque emozioni (nelle scene con la madre e la zia Eudossia, quando ritrova il cugino) questi sentimenti non arrivano.

Il confronto con Filemone, per finire, non lo premia. Anche se il cugino esiliato viene a più riprese etichettato come avventato, non troppo intelligente e scavezzacollo, il suo comportamento finisce per piacerci più di quello del moderato Stefanos. Filemone cede agli impulsi, sfida la legge, compie scelte affrettate. Filemone è umano. Il nostro protagonista invece…

Dal titolo del libro, e più in generale dalla trama, mi aspettavo che fosse Aristotele il protagonista della vicenda. E invece… ammetto che la presenza per certi versi marginale del filosofo mi ha un po’ delusa – anche perché le parti in cui lui entra in scena sono le più interessanti e avvincenti.

Il paragone con Sherlock Holmes regge solo a tratti: Aristotele in questo libro non è completamente al centro della scena, ma si limita a consigliare il vero “investigatore” (ovvero Stefanos). È vero che è il filosofo a risolvere il caso, a trovare la prova decisiva e in generale a permettere al giovane di farsi valere al processo, ma il suo intervento è spesso passato sotto silenzio, visto che è Stefanos a parlare in prima persona.

Come ho detto, il ritmo del romanzo non è indimenticabile, in certi punti ci si perde un po’ e ci verrebbe da chiedere all’autrice dove vuole andare a parare, ma consideriamo che il libro è uscito nel 1978…

L’idea di gialli ambientati nell’antica Grecia e quella di un Aristotele detective mi sembrano davvero buone e valide. In ogni caso, questo romanzo mi ha incuriosita abbastanza da spingermi a leggere anche il secondo capitolo della serie. Un buon inizio, no?!

 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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