“Army of the Dead”: uno zombie movie prevedibile e poco riuscito

Il ritorno alle origini di Zack Snyder, disponibile su Netflix, è sicuramente da dimenticare

Un film di Zack Snyder. Con Dave Bautista, Ella Purnell, Ana de la Reguera, Hiroyuki Sanada, Theo Rossi. Azione, 148′. USA 2021

Una coppia di sposini si dà al sesso sulle strade del Nevada, che sono però meno deserte del previsto: finiscono infatti per sbandare contro un convoglio militare, liberando il paziente zero dell’apocalisse zombie! La città di Las Vegas finisce sotto il controllo dei non-morti e i superstiti sono variamente traumatizzati e disperati. Al punto che Scott Ward accetta l’offerta di ritornare tra i mostri per svaligiare il caveau di un casinò, poco prima che la città venga nuclearizzata. Mette insieme una banda pronta a tutto, ma che comprende pure sua figlia operatrice umanitaria, decisa a salvare una famiglia di immigrati.

 

Chi vi scrive non è mai stato un appassionato del genere zombie, tanto da non aver mai nemmeno voluto vedere una puntata della fortunatissima “The walking dead”. E personalmente ho difficoltà anche a giudicare questo tipo di film e serie come qualcosa di diverso da meri prodotti di intrattenimento.

Detto questo, mi tolgo subito il dente: l’attesissimo “Army of the Dead”, ritorno del visionario regista Zack Snyder al genere che lo ha reso famoso, è davvero deludente, banale e soprattutto povero e approssimativo sul versante della sceneggiatura.

La premessa è ben fatta, potente, suggestiva, magistralmente accompagnata da un’accattivante colonna sonora. Un partenza scintillante che fa ben sperare lo spettatore, pronto a godersi una storia originale ambientata nella sfavillante Las Vegas.

E invece, tolti i primi 10 minuti degni di nota sul piano visivo, creativo e stilistico, i restanti 138 sono inconsistenti, terribili. La sceneggiatura brucia le linee di racconto, non approfondendo personaggi meritevoli come la bella e scaltra Coyote oppure Dieter, il geniale e buffo scassinatore.

“Army of the Dead” si sviluppa su un intreccio piuttosto banale, retorico e prevedibile, evitando di dare risposte sull’origine del primo zombie o sul perché abbia capacità superiori ai soliti morti viventi. La storia non decolla mai, vive di improvvisi sprazzi attoriali o visivi, scollegati però tra loro.

Dave Bautista, a mio modesto parere, non ha i requisiti o forse il talento per essere il protagonista assoluto di un film di questo livello. Lo stesso attore, probabilmente conscio dei suoi limiti, sembra a disagio nel ruolo di padre roso dai sensi di colpa e al contempo mercenario pronto a tutto. 

“Army of the Dead” non lascia purtroppo nessun segno del proprio passaggio nella memoria o nel cuore del pubblico, eccetto l’apprezzamento per le sue componenti tecniche (le belle ambientazioni, il make up curato, gli effetti speciali intriganti).

Magari il film diventerà un cult per gli amanti del genere. Magari il prequel già annunciato e la serie animata colmeranno alcuni dei buchi narrativi e renderanno la storia più coerente. Ma per adesso, il nuovo lavoro di Zack Snyder è un grosso no.

 

Il biglietto da acquistare per “Army of the Dead” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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