“Assassin’s creed”: l’adattamento del celebre gioco è un film che non convince

Michael Fassbender in una pellicola con del potenziale che purtroppo non carbura mai e delude i fan della saga

Un film di Justin Kurzel. Con Michael Fassbender, Marion Cotillard, Jeremy Irons, Brendan Gleeson, Ariane Labed, Brian Gleeson, Michael Kenneth Williams. Azione, 115′. USA, 2016

 

Il Credo di ogni cronista onesto dovrebbe essere: soddisfa le aspettative del tuo direttore e sii schietto nei confronti dei lettori. Sono consapevole di avere molti difetti, ma quando scrivo cerco sempre di tenere fede a questi due principi.

Il sito non è stato accreditato per l’anteprima stampa di “Assassin’s Creed” di Justin Kurzel. “Poco male – ho pensato – un film in meno da recensire”. Ma quando il caporedattore Turillazzi ha minacciato orrende punizioni in stile Santa Inquisizione se il povero redattore non fosse corso al cinema ho visto bene di mettere i principi da parte ed eseguire gli ordini.

Chi scrive è stato a suo tempo un fervente fruitore di videogiochi per computer, passando dall’Atari al Commodore 64 fino alla Nintendo. Con l’avanzare dell’età il sacro fuoco ludico è via via scemato, e oggi guardo con un misto di malinconia e stupore, da bravo nerd degli anni ‘80, all’evolvere dei giochi fino a vette incredibili di perfezione tecnica e grafica.

La saga di “Assassin’s creed” è, a detta di molti, uno degli esempi più riusciti di questi nuovi videogame, non solo da giocare, ma da godersi a 360°.

Recensire la trasposizione cinematografica è complicato, quasi impossibile, soprattutto se non si ha un termine di paragone.

Leggendo sul web le prime recensioni italiane e internazionali quello che si avverte è la delusione mista a rabbia degli spettatori, davanti allo spreco di un grande potenziale. Solo pochi temerari hanno salvato il film, assegnandogli una striminzita sufficienza e augurandosi per il futuro maggiore fortuna, e qualità.

Il tema cardine è la scelta filosofica, spirituale ed epica che lo spettatore è chiamato a compiere insieme al protagonista Callum Lynch (Fassbender): credere al proprio destino ed esserne arterfici, oppure sottomettersi al volere della religione e del potere, secondo la volontà dei Templari di turno?

Lo so, con le mie parole vi sto confondendo le idee. Ma il punto è proprio questo: il cuore drammaturgico del film è debole, spento, fatica a battere un colpo deciso.

Lo spettatore può anche decidere di credere e seguire il film, ma dopo poche scene, per quanto ben costruite e supportate da una magnifica ambientazione (Malta e la Spagna), la forza e la passione vengono meno e una generale noia soporifera prende il sopravvento.

Un anno fa Kurzwl, Fassbender e la Cotillard diedero vita a una delle versioni più piatte e prive di nerbo dello shakespeariano “Macbeth” viste al cinema, e un anno dopo, purtroppo, il trio concede il bis, non lasciando in chi guarda alcun segno del suo passaggio.

È giusto credere alla libertà, alla necessità di ribellarsi contro ogni forma di oscurantismo. È però anche giusto credere ai tanti bambini annoiati presenti in sala che alla fine della proiezione chiedevano solo ai genitori di tornare a casa, per poter giocare al vero “Assassin’s creed”, e agli adolescenti che hanno decretato l’incapacità degli sceneggiatori di cogliere il nocciolo della vicenda.

È anche doveroso, per la cara Fox, prestare orecchio al redattore di questo sito che, con tutta la buona volontà, della pellicola può solo dire che è l’ennesimo, triste, esempio di cosa non si faccia per cavalcare l’onda del successo. Con risultati, ahinoi, mediocri.

 

Il biglietto da acquistare per “Assassin’s creed” è:
Neanche regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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