“Asteroid City”: un’opera surreale e retrò, in perfetto stile Wes Anderson

Dialoghi incalzanti, una moltitudine di personaggi (bene interpretati), musiche eccentriche

Un film di Wes Anderson. Con Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Jeffrey Wright, Tilda Swinton. Commedia, 104′. USA 2023

Asteroid City, 1955. In un sito del deserto del Nevada, rinomato per il suo cratere dopo l’impatto di un asteroide gigante, si incontrano i destini di un reporter di guerra in lutto per la moglie, un’attrice che sa esistere soltanto nello sguardo degli altri, un nonno malinconico che prova a ‘raggiungere’ le nipotine, una scienziata sopraffatta dagli eventi e una varia umanità perduta in uno spazio troppo grande. Durante una convention di giovani scienziati in erba (la Junior Stargazer), confluiti nella cittadina turistica per presentare le loro invenzioni, un extraterrestre “cade” dal cielo. Il governo degli Stati Uniti, allarmato dalla presenza aliena, mette tutti i convenuti in quarantena. Costretti in cattività, devono coabitare pazientemente, tessendo legami e varcando porte che conducono a una realtà in bianco e nero.

 

Uno sbalorditivo cast di stelle è tornato all’appello per il nuovo film del visionario Wes Anderson, “Asteroid City”, presentato in concorso al 76° Festival di Cannes e in uscita il 14 settembre anche in Italia con Universal Pictures.

Nel film Jason Schwartzman è un vedovo fotografo inviato di guerra, Scarlett Johansson un’attrice delusa, Tom Hanks un ricco nonno triste, Tilda Swinton una scienziata, Jeff Goldblum uno strano alieno. E poi ancora Bryan Cranston, Edward Norton, Adrien Brody, Liev Schreiber, Steve Carell, Matt Dillon, Willem Dafoe e Margot Robbie.



Dopo “Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore” (2012) e “The French Dispatch of the Liberty” (2021), Wes Anderson torna in corsa per la Palma d’oro a Cannes con una nuova, sorprendente pellicola nel suo più classico stile surreale, retrò e fantasioso.

Il film è un racconto nel racconto. Parte dall’idea che un famoso sceneggiatore sia all’opera su una nuova pièce ambientata negli anni ‘50 nel deserto californiano, dove sorge una base scientifica chiamata appunto Asteroid City.

Qui un gruppo di scienziati prodigio adolescenti è stato chiamato a raccolta, insieme ai genitori, per ricevere un premio per le loro insolite scoperte e per partecipare a uno studio sul cosmo. Al centro della ricerca c’è un asteroide misterioso, piombato dallo spazio, che potrebbe condurre a scoperte incredibili sull’universo e i suoi abitanti.

In un contesto così articolato, che alterna racconto e immaginazione, si intrecciano le piccole, a volte brevissime, ma incisive vicende dei tantissimi personaggi della storia. Dialoghi surreali e incalzanti dall’inconfondibile contenuto emotivo danno il ritmo ad un racconto che si sposta di continuo da un piano all’altro.

Anderson conferma la sua straordinaria abilità nel creare opere dalla fantasia raffinata, ricercate nella scelta di una originalissima palette di colori, con una fotografia che è di per sé racconto divertito di situazioni bizzarre, ma sempre composte e ordinate in un armonioso quadro generale.

Le musiche, come sempre di Alexandre Desplat, accompagnano la narrazione con il consueto ritmo eccentrico proprio dei due autori. E non manca nemmeno il prezioso contributo degli interpreti, magistrali e perfettamente al servizio della fervida immaginazione del regista.

“Asteroid City” è un’opera che non deluderà gli amanti del genere, unico, creato da Anderson. L’impressione però è che il regista, a partire da “The French Dispatch”, si stia allontanando sempre più dalla ricerca di un contenuto narrativo per dedicare tutta la sua attenzione alla forma estetica delle sue opere.

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