“Baby”: una serie approssimativa che vorrebbe osare ma non riesce

Giovani privilegiati allo sbando e in cerca di emozioni forti nella serie Netflix diretta da Andrea De Sica

Una serie di Andrea De Sica, Anna Negri. Con Benedetta Porcaroli, Alice Pagani, Riccardo Mandolini, Isabella Ferrari, Claudia Pandolfi. Drammatico. Italia 2018. 6 episodi

 

Serie speculare alla spagnola “Elite”, di cui avevamo parlato qualche tempo fa, “Baby” è un teen drama in salsa italiana, con protagonisti adolescenti “problematici”, alla continua ricerca di qualcosa (adrenalina? stimoli? il brivido dato dalla trasgressione?), vittime delle mancanze dei genitori e degli adulti in generale e di un sistema che offre loro ben poco.

A differenza della prima serie, però, la nuova produzione originale italiana distribuita da Netflix vorrebbe osare ma non riesce. Il caso di cronaca delle baby squillo dei Parioli è servito forse da punto di partenza, ma alla fine la serie si è concentrata su una generazione allo sbando, fotografata soprattutto attraverso varie storie d’amore.

Queste ultime potevano essere interessanti, con il loro esplorare diversi tipi di sessualità, tuttavia la superficialità dell’intero progetto è davvero troppo evidente, sia nella sceneggiatura che nelle interpretazioni.

Il cast non è sbagliato di per sé – anzi ci sono dei volti interessanti – ma è l’impegno complessivo che difetta. È come se nessuno – regista, sceneggiatori, attori – avesse preso la cosa troppo sul serio.

I protagonisti “vittime” del sistema sono spinti a ribellarsi e a fuggire in un mondo fatto di false amicizie, locali discutibili e amori poco importanti. Eppure tra adulti e ragazzi non c’è poi tutta questa differenza. Ogni personaggio, infatti, ha le sue mancanze e i suoi problemi, e qui l’incomunicabilità tra i due mondo non è data dalla distanza siderale che li separa, tutt’altro se mai.

“Baby” non è una serie pessima, solo tremendamente approssimativa. Dispiace, perché c’erano tutti i presupposti per costruire un ottimo prodotto, a partire dal regista, quell’Andrea De Sica che con “I figli della notte” ha dimostrato di essere un cineasta interessante, capace di parlare di giovani in modo originale.

 

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