“Babylon Berlin”: nella Germania di fine anni ‘20 tra misteri e crime

La serie tedesca sfida i colossi a stelle e strisce con un budget faraonico e una storia intrigante

di Pasquale De Carlo

 

Una serie scritta e diretta da Tom Tykwer, Achim von Borries e Henk Handloegten. Con Volker Bruch, Liv Lisa Fries, Peter Kurth, Leonie Benesch. Period drama. Germania, 2017

2 stagione – 16 episodi

 

Se il predominio americano nel mercato delle serie tv è ancora solido, da un pezzo ha smesso di essere un monopolio de facto. Diversi Paesi, tra cui anche l’Italia, si stanno facendo largo con produzioni di spessore, che possono contare su budget, cast e registi di livello.

A ribadire questo concetto è un ambizioso progetto tedesco che sembra avere le carte in regola per entrare nel “giro che conta”: “Babylon Berlin” di Tom Tykwer, Henk Handloegten e Achim Von Borries, presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, e trasmessa su Sky Atlantic a partire dal 28 novembre per otto settimane.

Cosa piace di questa serie – ispirata al romanzo “Der Nasse Fisch” (Il pesce bagnato) di Volker Kutscher – che è, a oggi, la più costosa di sempre non in lingua inglese?

Innanzitutto il fascino del contesto in cui si sviluppa la trama, la Berlino di fine anni ‘20, libera e multietnica, ancora ubriaca per il periodo appena trascorso, con lo champagne che scorre a fiumi nei circoli esclusivi e le nudità delle ammiccanti accompagnatrici d’alto borgo.

Ma per ogni sbornia, si sa, c’è una doccia gelata in attesa e Berlino dovrà presto fare i conti con la crisi inflazionistica che metterà in ginocchio la Germania intera, costretta a pagare le riparazioni della guerra. Sulla popolazione, sempre più povera e insoddisfatta, farà presto presa un nuovo partito politico.

In questo ambiente brulicante di vita e di contraddizioni si muove il commissario Gereon Rath (Bruch), ex ufficiale della polizia di Colonia, chiamato a indagare su un misterioso omicidio.

Le prime due puntate della serie introducono il protagonista, intento a esaminare un indizio probabilmente inquinato. Si tratta di un fotogramma che ritrae un uomo con due prostitute. Quando il commissario chiede conto a un testimone di quello scatto, questo si suicida. Quale segreto nasconde il frammento? Chi è l’uomo ritratto? A questi misteri si aggiungeranno quelli legati a un gruppo di contro rivoluzionari anti stalinisti sotto copertura a Berlino.

La storia è estremamente dinamica, e la regia esalta una sceneggiatura che sembra funzionare come quei giochi della settimana enigmistica in cui si devono unire i puntini. Il tutto è scandito da un ritmo incalzante, dettato anche da una vigorosa colonna sonora.

La ricchezza dei contenuti, che sembrano promettere bene, viene poi supportato dai numeri: 180 giorni di riprese, 300 location sparse tra Berlino e il vicino Studio Babelsberg, un budget di oltre 40 milioni di euro.

Insomma, “Babylon Berlin”, dopo i primi due episodi, sembra scattare in avanti come un centometrista dai blocchi di partenza. Manterrà questa energia o arriverà fiacca dopo le prime otto puntate (la seconda ne prevede altre otto)? A partire da fine novembre lo scopriremo.

 

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