Berlinale 2017, es geht los!

di Valeria Lotti

 

L’attesa è finita: stamattina è stato ufficialmente dato il via alla 67° edizione del Festival del Cinema di Berlino, anche noto come Berlinale.

Una volta ho letto da qualche parte, su internet, che c’è solo una ragione per sopportare il lungo, gelido e grigio inverno della capitale tedesca, e questa è per l’appunto la kermesse cinematografica.

Sono d’accordissimo. Si tratta di una rassegna davvero eclettica, dove il film vincitore del Concorso ufficiale viene premiato con il prestigioso Orso d’Oro. Ma la competizione, sebbene importante, è solo una parte del festival.

Centinaia di altre pellicole, tra cortometraggi e lungometraggi, in decine di lingue diverse e appartenenti a svariati generi, suddivise in numerose sezioni – Panorama, Forum, Generation – attendono di essere viste dal bramoso pubblico berlinese.

La giuria di questa edizione è presieduta dal regista Paul Verhoeven (“Basic Instinct” ed “Elle”, per citare due tra i suoi film più celebri), e composta dalle attrici Maggie Gyllenhaal e Julia Jentsch, dal regista Wang Quan’an, dalla produttrice Dora Bouchoucha, dall’attore e regista Diego Luna e dall’artista Olafur Eliasson.

In conferenza stampa, questa mattina, è stato affrontato il tema della “politicità”, per così dire, del festival, visto il gran numero di film che trattano di temi politici e sociali. La giuria ha commentato che il dovere del cinema è di guardare alla società e ascoltare le voci di tutti, rispondendo attraverso la creazione cinematografica, e che ogni sfida è parte di questo lavoro.

Una scena del film “Trainspotting 2”

Berlino è forse il festival più rappresentativo della creatività e collaborazione artistica, opposte in un certo senso alle pure esigenze di mercato, e pertanto ci si attende che susciti entusiasmo generale e dei sentimenti forti, anche di rabbia e indignazione, portando alla luce realtà non sempre agiate.

Attesissimo il film d’apertura, “Django”, primo lungometraggio del regista france Etienne Comar, sulla vita del celebre musicista Django Reinhardt. Ma altrettanto attesi sono “The Dinner” di Oren Moverman, con Richard Gere e “Trainspotting 2” di Danny Boyle, con Ewan McGregor.

Ma quello che costituisce davvero il cuore della Berlinale sono tutti quei film cosiddetti alternativi, quelli, per intenderci, che molti di noi non andrebbero a vedere per passare una serata divertente, quelli che devi guardare coi sottotitoli a meno che tu non conosca il norvegese o il bantu. Ecco, quelli sono la cifra di questo festival – non temete, molti sono in lingue meno ostiche.

Hao ji le | Have a Nice Day

Quest’anno, per esempio, sono presenti numerose produzioni sudamericane e un buon numero di africane, tra cui citiamo “Félicité”; e poi le asiatiche (segnaliamo “Hao ji le”) e varie nord europee.

Non dimentichiamo, in ultimo, “Logan” di James Mangold (non in concorso), dove Hugh Jackman si cala di nuovo nei panni di Wolverine. Ammetto la mia sorpresa quando l’ho trovato nel programma; questo è probabilmente il film meno “berlinese” di tutti, ma non vogliamo partire prevenuti.

Insomma, cari lettori, noi siamo pronti a goderci undici giorni di cinema. E voi?





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