“Between two worlds”: il mondo della precarietà in un intenso dramma

Juliette Binoche protagonista del terzo film di Emmanuel Carrère, crudo ed emozionante

Un film di Emmanuel Carrère. Con Juliette Binoche. Titolo originale: Ouistreham. Drammatico. Francia 2021

Caen, Normandia. Marianne si è appena trasferita nella cittadina costiera da cui partono i traghetti per l’Inghilterra. Il marito l’ha lasciata per una donna più giovane e lei cerca lavoro come domestica. All’ufficio di collocamento, nei training center e poi sui luoghi di lavoro incontra altre domestiche, in particolare la giovane Marilou e la madre single Christelle, con cui lega facilmente. Le tre donne accetteranno un lavoro a bordo di un traghetto: un incarico ingrato, sporco e faticoso, affrontato da un gruppetto di lavoratori e lavoratrici che provengono da storie di emarginazione economica e sociale, ma che sanno fare squadra tra loro e darsi una mano a vicenda.

 

Nasce dalla passione e dalla volontà di due donne – la giornalista e scrittrice  Florence Aubenas, che una decina d’anni fa scrisse un libro-reportage da cui il film è liberamente tratto, e Juliette Binoche, non solo interprete ma produttrice – “Between two worlds” (Ouistreham) di Emmanuele Carrère, apertura della Quinzaine des Realisateurs di Cannes 2021.

Una storia ambientata nel mondo della precarietà, fra le donne delle pulizie che lavorano sui traghetti per l’Inghilterra, con contratti brevi e non garantiti. Un dramma sociale con una protagonista di assoluto spessore. 

Non mi era mai capitato di vedere la Binoche così dismessa, struccata, casual nel look eppure magnetica, potente e funzionale alla storia che interpreta.

Della vita della sua Marianne sappiamo poco o nulla. All’inizio del film la vediamo già “in azione”, mentre aspetta di sostenere un colloquio presso un centro d’impiego. Marianne parla poco di sé, ma si rivela fin da subito un’ottima e affidabile compagna di lavoro, e un’attenta ascoltatrice.

Nessuno sa che la donna è in realtà una scrittrice, che sta lavorando a un reportage. “Sei una falsa persona”, le dice a un certo punto una delle colleghe diventata amica e confidente, e come darle torto? Ma non è questo, a ben guardare, il “peccato originale” di tutti gli scrittori, che “saccheggiano” le vite (vere) degli altri per scrivere poi le loro opere (di fiction)?

“Between two worlds” è un film che ricorda le opere di Ken Loach, per lo stile asciutto, la sceneggiatura essenziale e incisiva, la grande attenzione ai dettagli, se non fosse che qui la burocrazia viene indicata come responsabile di tutti i mali del mondo solamente all’inizio. Poi Carrère preferisce portare avanti una riflessione più ampia sulla dignità del lavoro, sul rispetto dovuto anche ai lavoratori più umili.

La scelta di interpreti del luogo, non professionisti, in qualche caso già presenti nel libro della Aubenas, funziona e dà un sapore autentico alla vicenda. La Binoche dà un grande contributo alla riuscita del progetto, ma le colleghe non sfigurano accanto a lei. 

Nella parte finale il film mostra qualche cedimento verso il retorico, ma comunque, nel complesso, è crudo, vero, lineare ed emozionante. Un’ottima terza prova dietro la macchina da presa per lo scrittore Emmanuel Carrère.

 

Il biglietto da acquistare per “Between two worlds” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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