“Beyond the Horizon”: un’estate cambia la vita di una famiglia

Laetitia Casta nel dramma di Delphine Lehericey, potenzialmente interessante ma di fatto deludente

Un film di Delphine Lehericey. Con Clémence Poésy, Laetitia Casta, Patrick Descamps, Thibaut Evrard, Fred Hotier. Drammatico, 90′. Francia 2019

Estate 1976. L’Europa sta attraversando una implacabile ondata di caldo e una delle peggiori siccità della sua storia. Nella fattoria dei suoi genitori, Gus (13) trascorre le vacanze leggendo fumetti, aiutando suo padre che ha investito tutti i suoi risparmi in un moderno pollaio e correndo libero con Mado, il bambino selvaggio del villaggio. Ma lentamente intorno a lui, il suo universo rassicurante e familiare inizia a spezzarsi sotto il caldo… Sua madre, sempre una presenza dolce e tenera, inizia ad allontanarsi, passando sempre più tempo con l’ipnotizzante Cécile, mentre suo padre si ritrova da solo a combattere devastazione della siccità. Testimone della distruzione della sua famiglia, dell’agricoltura tradizionale e del patriarcato, Gus deve crescere velocemente e lasciarsi alle spalle l’innocenza della sua infanzia.

 

Molti sostengono, in buona fede, che i bambini di oggi siano strutturalmente più preparati sul piano emotivo e psicologico rispetto ai coetanei del passato ad affrontare i cambiamenti della famiglia e ad accettare la fluidità nella sessualità e nell’amore. Chi vi scrive non ha di queste certezze, e invidia chi le possiede.

Nella vita di un ragazzino ci sono pochi punti fermi, uno è che mamma e papà staranno insieme per sempre. Pensate invece se uno dei genitori abbandona il tetto coniugale, per un partner dello stesso sesso. Ieri come oggi penso che un’ipotesi del genere lascerebbe un segno profondo nell’animo e nella mente di un figlio.

“Beyond the Horizon” di Delphine Lehericey, presentato in concorso ad Alice nella città, descrive proprio una situazione di questo tipo (figlio adolescente che sorprende la madre con un’altra, prime pulsioni sessuali, crisi familiare mescolata a quella lavorativa del padre), ambientandola nell’estate del 1976, una delle più torride di sempre.

L’idea di partenza – il doppio “coming out”, della madre e del figlio in crescita – sarebbe buona, peccato che lo sviluppo è noioso e lento. Manca anche il necessario approfondimento psicologico e umano dei personaggi, approfondimento che motivi certe loro scelte.

Gus, ad esempio, ben interpretato da Luc Bruchez, funziona efficacemente sulla scena quando deve solo mostrare i turbamenti fisici ed emotivi che vive un bambino che sta entrando nell’adolescenza, e la legittima incredulità nello scoprire il segreto della mamma. Molto meno quando si trova a svolgere il ruolo di osservatore delle dinamiche familiari.

Il personaggio di Cécile (Poesy), l’amante sofisticata nonché divorziata di Nicole, è introdotta nel contesto contadino e familiare in modo brusco, e non lascia segni del suo passaggio. Chiaramente il problema è la sceneggiatura, povera e priva di colpi di scena.

Delphine Lehericey, colpevolmente, non fornisce al pubblico gli adeguanti strumenti sociologici, culturali e narrativi per comprendere l’ambientazione campagnola e la mentalità francese di fine anni ’70, che restano così punti di domanda più che di forza.

Il finale, buonista e pacificatore, non fa che confermare che “Beyond the Horizon” poteva essere un progetto accattivante e spiazzante ma invece è soltanto un dramma spuntata. In una parola, deludente.

 

Il biglietto da acquistare per “Beyond the Horizon” è:
Neanche Regalato (con riserva). Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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