“Bianco letale”: la recensione del nuovo romanzo di Robert Galbraith

Il detective Cormoran Strike e Robin Ellacott di nuovo insieme nel quarto capitolo della serie crime

Se c’è qualcosa che rende i libri di J. K. Rowling – poco importa se siano firmati con il suo vero nome o con lo pseudonimo di Robert Galbraith, poco importa di cosa parlino e in che genere rientrino – dei successi annunciati, secondo me, è prima di tutto il modo in cui sono scritti.

Non è la prima volta che mi ritrovo a fare questa osservazione, recensendo un romanzo della Rowling, ma tant’è: la ragazza ci sa fare! Il suo stile e la sua facilità di scrittura la rendono una narratrice di primo livello, capace di tenere il pubblico incollato alla pagina – anche se di pagine ce ne sono, come nel caso di Bianco letale, parecchie.

Potrebbe sembrarvi una banalità, ma per uno scrittore saper scrivere bene è fondamentale – e non così scontato. In un mondo dove chiunque, per il solo fatto di essere teoricamente in grado di farlo (perché la scuola insegna a scrivere a tutti, tutti possiedono i mezzi tecnici e gli editori abbondano), pensa di poter scrivere un libro quelli capaci di farlo bene sono ancora una cerchia ristretta. La Rowling rientra tra loro.

Bianco letale”, edito da Salani, è il quarto capitolo della serie con protagonisti il detective privato Cormoran Strike e Robin Ellacott, che da assistente “a tempo” è diventata socia dell’agenzia e investigatrice a sua volta.

Il caso stavolta è intricato e di altro profilo: prima un Ministro li assume per indagare sui suoi ricattatori, poi il Ministro in questione viene trovato morto e l’ipotesi di un suicidio non convince i familiari. In più un giovane apparentemente disturbato irrompe in agenzia denunciando di aver assistito a un crimine da bambino e le due storie sembrano stranamente connesse…

Le indagini porteranno Strike e Robin nelle stanze segrete del Parlamento, tra intrighi, pettegolezzi e vecchie ruggini, nel mondo dei nuovi movimenti di protesta proletari e giovanili e in quello snob e autoreferenziale dei nobili. Il tutto mentre Londra si prepara ad ospitare le Olimpiadi – la storia è infatti ambientata nel 2012.

Come hanno scritto in tanti, online e sui giornali, “Bianco letale” è sicuramente il romanzo più ambizioso ed epico della serie di Galbraith fino ad oggi. I casi sono ben strutturati, le indagini coinvolgenti, l’esito tutt’altro che scontato.

L’ambientazione è come di consueto curata nel minimo dettaglio, e al lettore sembra di muoversi davvero per le strade della capitale britannica, tra pub, manifestazioni, ricevimenti, nella campagna inglese con le sue tenute millenarie e i suoi segreti.

Ma ad intrigare, quanto se non più della componente crime, sono le vicende personali di Strike e Robin, l’evoluzione del loro rapporto. Nonostante li abbiamo sempre visti impegnati con altri – in carne ed ossa, come nel caso di lei e Matthew, o in forma di ricordo doloroso come lui con Charlotte – vi sfido a dire di non aver pensato – o sperato – almeno una volta in questi anni che i due, alle fine, diventassero una coppia non solo sul lavoro.

Si apre “Bianco letale” curiosi prima di tutto di sapere se Robin si è sposata o meno – “La via del male” lasciava con un punto di domanda. E successivamente si assiste con crescente scetticismo alle sue scelte di vita, alla decisione [attenzione, spoiler!] di restare col marito nonostante chiaramente le cose tra loro non vadano.

Col rischio di suonare cinica, io Robin sul versante personale la capisco poco. Salvare un matrimonio se c’è amore e ci sono buone basi è una scelta coraggiosa e sensata, ma nel suo caso queste basi sembrano del tutto assenti – e assenti da tempo. Robin all’altare non doveva nemmeno arrivarci, ecco il problema! Perché tra lei e Matthew si vedeva chiaramente che il sentimento era svanito. Sposarsi principalmente perché “i miei hanno speso soldi” non mi sembra una scelta sensata… E il proseguo della vicenda non fa che confermare questa sensazione.

Considerazioni sentimentali a parte, anche se il finale di “Bianco letale” è meno aperto di quello del romanzo precedente, nel lettore restano tanti dubbi – sul futuro dei due protagonisti prima di tutto. Non ci resta che aspettare il prossimo capitolo della serie per capire come si evolveranno le cose.

 

Previous articleAlice Basso: la scrittrice e redattrice milanese si racconta
Next articleUn cane in famiglia: perché avere un amico a quattro zampe fa bene
Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here