“Bla bla baby”: un “Senti chi parla” nostrano con Alessandro Preziosi

Il nuovo film di Fausto Brizzi è coraggioso, ma non esente da limiti strutturali e registici

Un film di Fausto Brizzi. Con Alessandro Preziosi, Matilde Gioli, Massimo De Lorenzo, Maria Di Biase, Chiara Noschese. Commedia, 94′. Italia 2022

Luca, ex surfista quarantenne, trova lavoro presso l’avveniristica azienda Green Light che si occupa di energie rinnovabili e sostenibilità ambientale ed è guidata da un amministratore delegato “illuminato”. Grazie all’aiuto dell’ex compagno di banco delle medie Ivano, che lavora alla Green Light come scienziato, Luca ottiene un posto presso il nido aziendale popolato dai figli dei dipendenti, fra cui quello di una traduttrice appena assunta, Silvia. Un giorno Luca mangia un omogeneizzato di platessa che gli regala un talento da supereroe: la capacità di interpretare ciò che i bambini pensano ed esprimono in modo incomprensibile agli adulti. E userà questo potere sia per conquistare Silvia che per cercare di sventare una truffa aziendale.

 

Come forse saprete, chi scrive non ha figli, ma in questi anni ha dovuto ascoltare le lamentele e vedere i volti segnati dalla stanchezza di diversi neo-genitori alle prese con i capricci dei figli neonati.

I figli sono una benedizione? Naturalmente. I neonati sono tutti bellissimi? Certo che sì. Ma un vecchio cinico aggiungerebbe: sono ancora più belli quando dormono, sono all’asilo e/o con la babysitter, oppure non sono i nostri!

I genitori non vedono l’ora di ascoltare la prima parola del loro pargoletto, ma prima di quel momento ci sono tanti pianti e tanta confusione, per l’incapacità di decifrarli. Ma se fosse sufficiente mangiare una pappa scaduta, per riuscirci? Terreste il dono per voi oppure lo condividereste con altri genitori?

“Bla bla baby”, il nuovo film di Fausto Brizzi, nasce da un’idea della seconda moglie del regista e si configura come il classico film per per famiglie, genere che in Italia non sta vivendo una grande fortuna.

Al centro della scena ci sono “temibili” neonati, che con le loro urla e i versi incomprensibili mandano fuori di testa i genitori e anche il povero Luca (Preziosi), ex surfista quarantenne che dopo aver inseguito il successo per anni si ritrova a lavorare in un asilo aziendale.

“Bla bla baby”, se da una parte rappresenta una piacevole sorpresa nel panorama cinematografico italiano, sul versante narrativo rievoca una linea già ampiamente utilizzata negli anni ‘80 e ‘90 dal cinema a stelle e strisce, in pellicole come “Senti chi parla” o “Beethoven.”

Il regista Brizzi, in conferenza stampa, ha detto di essersi ispirato anche a Ted, l’orsacchiotto politicamente scorretto, e ai cartoni animati. Personalmente ho trovato il cinismo del primo solo in alcune battute, che comunque non sono la cifra caratteristica di “Bla bla baby”.

La sceneggiatura del film, scritta a più mani, risente paradossalmente del desiderio di affrontare più temi e toccare più corde, finendo per ottenere l’effetto contrario, una certa confusione.

Quando sono i neonati a parlare e dettare i tempi e parzialmente anche quando interagiscono con Luca (un Preziosi inedito ma credibile), la commedia è piacevole e divertente. Quando invece si allarga il campo, con la componente romance, il tutto diventa alquanto banale.

Matilde Gioli è simpatica, bellissima, ma recitativamente parlando, negli ultimi film, risulta sempre uguale a se stessa. Cristiano Caccamo nel ruolo di Mattia De Bortoli, che con la sua presenza dà il là al triangolo, è bello quanto impalpabile. Il resto del cast è apprezzabile, adeguato al compito.

“Bla bla baby” è un esperimento produttivo e artistico coraggioso, questo gli va riconosciuto. Allo stesso modo è difficile non notare i limiti della sceneggiatura, le criticità nella regia e il mancato sfruttamento di un ottimo potenziale di partenza che lo avrebbe potuto rendere una pietra miliare del genere, da vedere e rivedere. Per il film di Brizzi, invece, basta una visione.

 

Il biglietto da acquistare per “Bla bla baby” è:
Nemmeno regalato. Omaggio (con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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