“Brawl in cell block 99”: violenza e famiglia nel film con Vince Vaughn

S. Craig Zahler dirige una pellicola forte ma eccessivamente lunga, che annoia per larghi tratti

Un film di S. Craig Zahler. Con Vince Vaughn, Jennifer Carpenter, Marc Blucas, Tom Guiry, Don Johnson, Rob Morgan. Azione, 132′. USA, 2017

 

Viulenza, urlava Donato Cavallo, il capo ultrà milanista interpretato da Diego Abatantuono nel film cult anni ‘80 “Eccezziunale veramente”.

Chissà che cosa direbbe questo personaggio nel valutare l’atteso “Brawl in cell block 99” di S. Craig Zahler, lanciato a Roma dal direttore Barbara nella conferenza stampa di presentazione di Venezia 74 come “una proiezione vietata alle anime sensibili e deboli di cuore”.

Mi dispiace, caro direttore, la storia sarà anche violenta ma se inserita in un contesto teatrale funziona, sul grande schermo a dominare è soltanto la noia.

“Brawl in cell block 99” può essere visto anche come l’atto d’amore per la famiglia di un uomo, che accetta per il bene dei propri cari di diventare prima un criminale, poi un brutale assassino.

Bradley Thomas (Vaughn) è un uomo di poche parole, solido, concreto, con un passato da alcolista. Nel lungo e statico prologo, riceve in un solo giorno due colpi micidiali: viene licenziato e la moglie Lauren (Carpenter) gli confessa di averlo tradito.

Bradley ha la forza di riprendersi e per salvare il suo matrimonio decide di diventare un trafficante di droga, per garantire un futuro alla moglie incinta.

Tutto sembra andare per il meglio, quando il boss Gil (Blucas) impone all’uomo di fare un colpo con i messicani. L’operazione fallisce e Bradley viene arrestato. Rifiutando ogni forma di collaborazione viene condannato a sette anni di carcere.

Ma le sue traversie sono tutt’altro che finite. In prigione viene contattato da un misterioso emissario dei messicani che lo minaccia di far del male alla moglie se non ucciderà la persona che gli è stata indicata…

Il film è stato ideato e messo in scena puntando tutto sulla straordinaria fisicità e presenza scenica di Vince Vaughn, che mai come in questo ruolo può mostrare tutto il suo magnetismo, talento e forza, dando vita a un personaggio destinato a rimanere impresso nella memoria dello spettatore.

La tanto attesa violenza, in realtà, si concentra solo nell’ultima parte, con scene sicuramente forti ma poco originali. È interessante semmai sottolineare, sul piano drammaturgico, come la violenza in questo caso venga scatenata dall’amore e dall’istinto di protezione.

Il film è decisamente lungo, a tratti noioso, molte scene risultano superflue e il ritmo soporifero voluto dal regista ne rende faticosa la visione.

È meritevole di menzione la performance di Don Johnson nel ruolo del rude e cattivo carceriere.

Il finale, tragicamente tenero, regala un’inaspettata lacrima allo spettatore e la sorpresa di scoprire che anche i veri uomini per la famiglia sono pronti a qualsiasi sacrificio.

 

Il biglietto da acquistare per “Brawl in cell block 99” è:
Nemmeno regalato. Omaggio
(con riserva). Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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