Capire una professione: la classificazione dei libri in biblioteca

Torniamo a parlare del magico mondo delle biblioteche con la nostra “interna” di eccezione, la bibliotecaria Federica Zanoni, alias Kikka.

Oggi affronteremo un argomento tanto interessante quanto misterioso: la catalogazione dei libri. Quali principi regolano il posizionamento dei volumi sugli scaffali? Cosa significano le cifre che leggiamo sui dorsi dei libri che prendiamo in prestito? Chi ha ideato il sistema? A queste e altre domande risponde Kikka nel suo nuovo articolo.


 

di Federica Zanoni (Kikka)

 

libri“Il catalogo è una serie ordinata dei titoli dei libri che compongono una biblioteca”, questa la definizione ufficiale. Di questo catalogo oggi fanno parte anche dvd, cd e audiolibri. Si tratta dello strumento indispensabile per verificare se un libro o un documento di qualsiasi genere (cartaceo, digitale, e via dicendo) sia presente in biblioteca e per conoscere il “fondo” dove reperirlo.

La compilazione ai giorni nostri viene fatta on-line, in passato mediante schede di formato internazionale (7,5 cm di altezza x 12,5 cm di larghezza).

Esistono diversi tipi di cataloghi, a seconda del modo con cui sono ordinate le voci. Abbiamo quindi il catalogo alfabetico, per autori e titoli; il catalogo per soggetti; il catalogo per materia; il catalogo topografico, dove i libri vengono ordinati secondo la collocazione; il catalogo dizionario, dove tutte le voci sono comprese in un’unica serie alfabetica.

Dopo queste informazioni di base, ecco un’altra definizione da cui non si può prescindere per capire l’argomento: “La catalogazione è la tecnica che ha quale fine principale la mediazione, ovvero mettere in relazione il documento con i bisogni informativi degli utenti”.

I più importanti sistemi utilizzati per la classificazione sono:
– CDD, Classificazione decimale Dewey;
– CDU, Classificazione decimale Universale;
– LCC, Library Congress Classification (Classificazione della Biblioteca del Congresso di Washington).

La CDD è stata ideata da Melwill Dewey e viene applicata son dal lontano 1873. Tra le classificazioni attualmente in uso è certamente la più antica e anche la più diffusa. È ritenuta adatta per le piccole biblioteche di pubblica lettura e per le sezioni di grandi biblioteche.

La classificazione Dewey è stata adottata dall’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche Italiane, quindi approfondiamone la conoscenza.

Questo schema viene detto “decimale” perché lo scibile è suddiviso in dieci classi, indicate con numeri che vanno dallo 0 al 9. La sigla che viene abbinata a ciascun “oggetto” in catalogo è costituita da almeno tre cifre, e ogni spazio vuoto è sostituito dallo zero. La prima classe delle schema è la 000, che corrisponde a Generalità; la seconda è 100, che corrisponde a Filosofia e discipline connesse; la terza è 200, Religione, e così via. Ognuna di queste classi è divisa a sua volta in dieci divisioni, ogni divisione è suddivisa in sezioni, ogni sezione in sottosezioni.

Vogliamo provare a fare un esempio? Un’opera di letteratura è indicata con la classe 800, la letteratura italiana nello specifico è identificata dalla sigla 850, dove 8 sta per Letteratura, 5 per italiana e 0 per carattere generale. Per specificare ulteriormente il soggetto dell’opera si aggiungono altre cifre, separate dalle prime tre da un punto.

Quanti numeri, vero?! All’inizio il tutto può sembrare complicato e un po’ farraginoso, ma poi magicamente…


Ecco dunque spiegato per sommi capi il modo con cui i libri vengono ordinati sugli scaffali delle nostre biblioteche. Vi diamo appuntamento al prossimo articolo, per approfondire un altro aspetto della professione di bibliotecario

 

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