Cartoline da Cannes 2022: premiazione e ragli di chiusura

La giuria azzecca i premi, ma ci sono tre intrusi di lusso. La palma d'oro a Östlund sorprende

Si può essere felici e scontenti allo stesso tempo? Nella vita reale probabilmente no, ma si sa che la realtà parallela che sono i Festival del cinema rende tutto possibile…

Dopo tre anni, eccomi a scrivere la cartolina di chiusura di Cannes mentre assisto, in presenza, alle conferenze stampa dei vincitori, felice di essere qui insieme ai colleghi con cui ho condiviso, in questi 12 giorni, gioie (non troppe), fatiche (parecchie) e qualche colpo di sonno in sala.

La cerimonia di chiusura di un festival è, per definizione, un incredibile concentrato di emozioni e arrabbiature. Difficile, se non impossibile, infatti, concordare con tutti i verdetti della Giuria di turno.

L’assegnazione dei premi del concorso principale di Cannes 2022 ha, come da copione, diviso gli addetti al lavoro, fatto rumoreggiare l’elegante pubblico della Grand Lumière e suscitato un sardonico ghigno al sottoscritto. Perché stavolta ero preparato a – quasi – ogni tipo di scenario.

La giuria presieduta da Vincent London si è comportata tutto sommato bene, “de-ragliando” su tre punti, almeno secondo me. In mezzo a film meritevoli ci sono tre intrusi.

L’intruso da festival è “EO” di Jerzy Skolimowski, la storia dell’asino da circo che comunque ho rivalutato dopo aver visto il film di Arnaud Desplechin. L’intruso da radical chic è “Le otto montagne”, un film né bello né brutto. E poi c’è l’Intruso con la i maiuscola: Claire Denis e il suo “Stars at noon”. La regista è stata premiata in quanto donna? Una domanda provocatoria ma inevitabile da farsi.

La Palma d’oro bis a Ruben Östlund è stata probabilmente eccessiva – lo stesso regista svedese è apparso visibilmente incredulo al momento dell’annuncio. Alla giuria è mancato il coraggio di premiare “Close” – e la standing ovation che ha regalato poi al regista la Gran Lumière la dice lunga, sulla preferenza del pubblico.

L’Oriente vince ma non stravince, potremmo dire adottando il gergo sportivo o politico. I Dardenne si confermano “usato sicuro”, almeno quando si tratta di premiazioni festivaliere. Giusti i premi ai thriller iraniano ed egiziano, che hanno infuso nuova linfa al genere.

Concludiamo questa sesta avventura in Crosiette stanchi, complessivamente felici e, speriamo, negativi al Covid. Cannes 2022 ha dimostrato come un asino e il vomito possano essere protagonisti vincenti di un Festival. E con questo passo e chiuso.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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