Cartoline da Venezia 2019: eravamo quattro inviati al Bar del Lido

Finito il conto alla rovescia è il momento di mettersi sotto con scalette, briefing e tanta pazienza

Venezia, ore 16.00. Il vostro inviato, sudato e stremato dal viaggio, si accascia sul letto cercando di riprendere fiato prima di vedersi per la prima riunione di questa Mostra del cinema 2019 con le sue valorose colleghe Federica Rizzo e Captain Peroni.

Il De Agrò ha appena chiuso gli occhi, quando il suo cellulare vibra per l’arrivo di un messaggio – anzi, del Messaggio. La direttora Turillazzi, con il consueto stile british-toscano, tuona: “Mi raccomando la cartolina. La voglio pubblicare domattina come apertura”. Rispondo sospirando: “Tranquilla, direttora, mando tutto dopo il briefing con le ragazze” – e mi congratulo con me stesso per l’utilizzo dell’anglicismo.

Venezia, ore 18.15. Si è appena concluso il primo briefing redazionale di Parole a Colori al consueto bar del Lido. Federica Rizzo raccoglie la borsa e vola al photo call di Alessandra Mastronardi, madrina della 76° edizione della Biennale cinema. Captain Peroni, per quanto esausta, si arma di santa pazienza e torna in fila per ritirare l’agognato badge.

Rimasto solo al tavolo, il veterano De Agrò si accende l’amato sigaro mentre riordina i propri appunti. Dopo la riunione appena conclusa la cartolina di apertura è cosa fatta, o quasi. Senza pensarci oltre invia il pezzo alla direttora, e se ne torna a casa fischiettando, oggi che ha ancora le energie di farlo…

 

Eravamo quattro inviati dal badge blu al bar del Lido
che volevano stupire a Venezia 76 e soprattutto soddisfare la direttora Turillazzi
destinati a fare grandi scoop, e realizzare interviste esclusive in più
che scrivere semplici recensioni e cartoline da Venezia
si discuteva animosamente di uffici stampa e ingiusti rimbalzi
tra un bicchier di coca ed un caffè
tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi selfie da realizzare ad ogni costo.

Eravamo tre inviati al bar del Lidio
perché la Rizzo si stancò del fastidioso parlare del De Agrò e a Roma se ne tornò
si può fare molto pure in tre
mentre gli altri rincorrono inviti ad esclusivi party
si parlava con grande passione di film e faticose file
tra uno spritz e decine di caffè
tiravi fuori i tuoi perché e mostravi orgoglioso i selfie agli amici.

Eravamo due inviati al bar
perché Captain Peroni preferì seguire Scarlett Johansson in giro per il mondo
i più forti però siamo noi
qui non serve mica essere in tanti
si scriveva con le ultime forze, agognando la fine di Venezia 76
tra una tisanina e i necessari sali
tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò.

Alla fine è rimasto il pirlone De Agrò da solo al bar del Lido
perché anche la Piro è scappata a casa giurando di non ripetere mai più quest’esperienza
e quest’oggi verso le tre son venuti quattro ragazzini
son seduti lì vicino al povero De Agrò con davanti due Coca e due caffè
li sentiva chiacchierare han deciso di cambiare la Biennale
tutto questo mondo del cinema che non va.

Sono qui con quattro invitati al bar del Lido
che hanno voglia di cambiare la storia di Venezia 76.

E poi ci troveremo a guardare le star del red carpet
a bere caffè al bar del Lido
o forse c’incontreremo al prossimo Venezia
ognuno a rincorrere i propri selfie e sogni, direttora Turillazzi permettendo.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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