Cartoline dal Festival del cinema di Cannes: Anno IV, Giorno 0

Di badge gialli e inviati nerd, parate di stelle e giornalisti, regole di comportamento e di sopravvivenza

Si dice che i bookmaker inglesi siano disposti a scommettere su qualunque cosa, e che non esista la parola “impossibile” nel vocabolario di un’agente di borsa. Recita anche il proverbio: non c’è due senza tre.

Ebbene, caro lettore, queste certezze e perle di saggezza popolare non sono applicabili nell’universo parallelo dei festival cinematografici, dove esistono limiti e tabù che neanche il più incallito scommettitore oserebbe mettere in discussione. Perfino Thanos gira a largo da questo universo.

Uno di questi limiti è che il vostro attempato inviato a Cannes otterrà l’agognata promozione – o se preferite il badge di colore blu – … il prossimo anno! Giallo ero nel 2018, giallo sono rimasto nel 2019.

Ricordate le regole auree per la sopravvivenza sulla Croisette che ho enumerato lo scorso anno? Ecco, la prima è che appena arrivati si perdono il proprio nome, la propria identità e la propria storia. Qui, dal giorno 0, si diventa semplicemente un colore – giallo, blu, rosa, rosa con il bollino, bianco.

Se non fosse giornalisticamente tragico sarebbe quasi rassicurante poter contare sulla solidità e stabilità di Cannes – dove di anno in anno cambia pochissimo -, mentre nella vostra realtà le Borse colano a picco.

Anche la risposta della direttora Turillazzi alla notizia del giallo è pragmatica come di consueto: “Vittorio, non vedo quale sia il problema. Attendo piuttosto entro stasera il primo pezzo”.

Nonostante sia la mia quarta volta a Cannes, rimango ancora stupito davanti alla trasformazione posturale che subiscono i colleghi. Non appena ritirato il badge assumono una posizione a dir poco innaturale: schiena inarcata e petto in fuori, così che tutto possano chiaramente vedere il loro badge. Uno spettacolo che scatenerebbe grandi dibattiti a qualsiasi convegno mondiale di ortopedici!

Perché, cari lettori, il vero red carpet non è quello che accompagnerà domani il film di apertura di Jim Jarmusch (ne abbiamo parlato qui) ma quello di oggi. È oggi che si stabiliscono le gerarchie, e si capisce chi avrà accesso alle feste e agli incontri più esclusivi con le stelle internazionali e chi invece potrà solo restare a guardare, da debita distanza.

C’è chi, davanti al declassamento, minaccia prima teatralmente di far chiamare il contatto ammanicato di turno (uno zio cardinale, un amico regista) oppure la mamma. Ma quando il laconico e spietato ufficio stampa chiosa: “Desolato, quest’anno è così. Avanti il prossimo”, il “declassato” è tentato di ricorrere all’harakiri, pur di non accettare la cocente umiliazione.

Poi c’è chi l’ha sfangata ancora una volta, e ha ottenuto, più o meno meritatamente, la conferma del colore del badge. Ma invece di gioire – o accendere un cero a chi di dovere – si lamenta per un programma stampa ritenuto non adeguato ai suoi desideri.

Il vostro inviato, vedendo e ascoltando da quattro anni a questa parte questo tragicomico spettacolo, paradossalmente rivaluta il suo sfigato badge giallo. Se venisse estromesso dalla categoria dei nerd dove troverebbe poi il materiale per scrivere queste cartoline?!

 

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