Cartoline dal Festival del cinema di Cannes: terzo anno, puntata zero

Niente anteprime stampa e selfie sul red carpet. Il lavoro del cronista con badge giallo si fa difficile

Non c’è due senza tre, recita un proverbio. Poteva il vostro attempato inviato non uniformarsi alle parole dei saggi e mancare il terzo appuntamento consecutivo con Lady Cannes in Croisette?

Ma soprattutto poteva il vostro stroncatore seriale non partecipare alla 71° edizione del Festival del cinema, che si preannuncia come una sorta di incubo… pardon, di rivoluzione, per i media e gli appassionati, dopo la rivoluzione messa in atto del caro Thierry Frémaux?

Ovviamente no. Peccato che il sottoscritto abbia prenotato aereo e appartamento da mesi, senza tenere conto del terremoto sopracitato. Se fino al 2017, infatti, per un inviato web vedere e scrivere dei film in gara nel concorso principale era un’impresa titanica, quest’anno bisogna solo sperare nella clemenza del proprio direttore.

Ma come forse avrete capito da tempo, il mio caporedattore ha molte doti, ma non la clemenza, quando si tratta di giornalismo…

La scelta di Frémaux di eliminare le anteprime stampa, imponendo agli addetti ai lavori di vedere le pellicole in contemporanea con la première ufficiale, se va a vantaggio del pathos della competizione e della serenità di registi e attori, ha scatenato molti malumori e polemiche tra i giornalisti.

In tanti hanno visto la decisione del delegato generale del Festival come un segnale di debolezza, un goffo tentativo di smorzare o quanto meno contenere le stroncature via social. Io intanto voglio rassicurare tutti – lettori e piani alti: le mie lettere aperte non mancheranno comunque, anche se scritte il giorno dopo.

Un accenno anche all’altra questione scottante di questo Cannes71: niente selfie sul red carpet. Se tra le star o aspiranti tali si è diffuso il panico – della serie, se non posso immortalare il grande momento, cosa ci vengo a fare qui? – il CEO di Instagram, Kevin Systrom, è stato tentato di lanciare una campagna di sensibilizzazione a colpi di #.

Se il Festival è come di consueto tutto da scoprire, ricco di fascino, la sensazione che la Biennale di Venezia lo abbia ormai superato – non solo quanto a qualità delle pellicole selezionate ma anche per ciò che riguarda il versante glamour – è forte.

Quello che posso preannunciare è che saranno 13 giorni lunghi e faticosi – per me, al terzo anno e al terzo badge giallo – ma soprattutto per il servizio d’ordine e le forze dell’ordine in generale, impegnate questa volta a contenere incidenti e criticità ma anche a sequestrare smartphone.

#Cannes71 sarà questo e molto altro e come di consueto io e Valeria Lotti cercheremo di raccontarvelo ogni giorno al meglio nel nostro speciale. Anche perché, in caso contrario, c’è il serio rischio che la Turillazzi non mi faccia tornare in Italia…

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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