Cartoline da Cannes 2018: la relatività di Einstein applicata ai Festival

Come l'inviato perde ogni riferimento spazio-temporale, scompare dal mondo, viene dato per disperso

Quando si può dire di essere davvero stanchi, esausti, praticamente a un passo dal collasso psicofisico? È tutto soggettivo… oltre che scientificamente relativo, come direbbe sorridendo il buon Alberto Einstein.

Se la teoria della relatività ha reso immortale il geniale scienziato, anche quella da me elaborata in questi primi giorni a Cannes – che chiameremo teoria del tempo applicata ai Festival – sono certo che lascerà un suo segno… almeno in chi arriverà alla fine del post!

Curiosi di scoprire in cosa consiste, la mia rivoluzionaria invenzione? Pochi ma fondamentali punti per spiegarvela.

    • L’inviato per 13 giorni (o quelli che dura la kermesse in questione) sparisce dal mondo reale, e viene risucchiato in una realtà parallela dove tutti corrono e urlano come pazzi mostrando un badge come fosse l’unico modo per comunicare;
    • l’inviato dimentica la distinzione tra il giorno e la notte. Dormire diventa poche più che una scocciatura, da espletare per necessità un paio di ore al giorno;
    • l’inviato perde ogni riferimento spazio-temporale a eccezione di quelli offerti dal programma delle proiezioni, testo sacro da difendere a costo della vita;
    • l’invito si alimenta solo con caffè, panini e ogni altro genere alimentare che possa essere consumato in movimento, senza ostacolare la militare tabella di marcia;
    • l’inviato non può permettersi di dare notizie a familiari, amici, amanti non presenti sul posto. Ogni energia è spesa per soddisfare professionalmente il proprio capo redattore, l’unico che ha il potere – con il suo benestare – di farti rientrare a casa;
    • se l’inviato continua a scrivere pezzi come un forsennato anche alle due di notte, dopo che é in piedi da oltre 14 ore e il livello di caffeina nel sangue è pericolosamente alto, non é grave, tranquilli, è solamente irrecuperabile…

Ecco spiegata la mia teoria. Studiate e imparate bene, gente, perché la pratica, per vostra fortuna, è davvero roba per pochi… pazzi.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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