“Caterina Howard. La regina scandalosa” di Alison Weir

Recensione del quinto romanzo dedicato alle sei regine Tudor edito da Beat

Avventata, ingenua e totalmente impreparata a gestire la situazione complessa in cui viene, più o meno volontariamente, inserita: il ritratto di Caterina Howard che emerge dal romanzo di Alison Weir La regina scandalosa, quinto capitolo della serie dedicata alle regine Tutor, è in estrema sintesi questo.

Un ritratto che coincide con quanto abbiamo visto in film e serie tv e letto in altri libri. E d’altra parte, cosa aspettarsi da una ragazza di nemmeno vent’anni con un’educazione scarsa, cresciuta senza figura adulte di riferimento e che passa dal vivere sotto il tetto di una vedova poco attenta alle sue protette a indossare la corona d’Inghilterra? Dovrebbe avrebbe potuto, Caterina, trovare gli strumenti per capire che la posta in gioco, quando ci si sposa con un re, è alta e in ballo c’è la propria stessa sopravvivenza?

Nipote del potente Duca di Norfolk, nonché cugina di Anna Bolena, la giovane Caterina Howard cresce in condizioni di semi povertà. Dopo la morte della madre, e a seguito dei debiti contratti dal padre, la bambina viene mandata a Lambeth, ospite della duchessa vedova di Norfolk. Qui la notte i corridoi si riempiono di sussurri e risate soffocate. Nella residenza sono ospitate e educate altre giovani di origine aristocratica che, al calare delle tenebre, si dilettano in banchetti clandestini e incontri segreti.

Anni dopo, divenuta una giovane donna di grande fascino, Caterina verrà introdotta a corte come damigella d’onore di Anna di Kleve, la nuova moglie del re. Ma, sotto la scaltra guida del Duca di Norfolk, diventerà presto una pedina per le alleanze politiche dell’Inghilterra. Il suo compito, però, è tutt’altro che semplice: dovrà persuadere sua maestà a trovare un pretesto per divorziare dalla consorte, farsi incoronare regina e dare al re un erede, per garantire la successione. Un compito in cui altre quattro donne, prima di lei, hanno fallito, e che rischia di trasformarsi in una trappola letale quando il suo scabroso passato verrà alla luce

Nonostante la maggioranza delle mogli di Enrico VIII non abbiano fatto una grande fine, e quindi i romanzi di Alison Weir che raccontano le “gesta” di queste sei donne e regine del Millecinquecento siano, per loro stessa natura e conformazione, drammatici e tutt’altro che a lieto fine, “La regina scandalosa” lo è, se possibile, anche più degli altri.

È molto difficile non venire colpiti da questa storia e non provare, di conseguenza, una grandissima pena e/o tenerezza per Caterina Howard, andata in sposa al sovrano inglese il 28 luglio 1540, quando aveva un’età compresa tra i 15 e i 19 anni (c’è incertezza infatti sulla data della sua nascita anche se la Weir propende per i 19), spogliata del suo titolo nel novembre 1541 e giustiziata il 13 febbraio 1542.

Certo, la Caterina del romanzo, che presupporremo coincida con quella realmente esistita così come abbiamo fatto con le consorti precedenti, se la va allegramente a cercare. Nonostante gli esempi di cosa succedesse a far infuriare questo re non le mancassero – ricordiamo che era cugina di Anna Bolena, quindi quanto meno la sorte di quella moglie doveva conoscerla – lei mente sul suo passato e, non contenta, imbastisce anche una sorta di relazione clandestina nel presente. Forse contava sul fatto che Enrico, tanto innamorato di lei, l’avrebbe perdonata – come dice a una delle sue dame nel libro – oppure, più semplicemente, non riusciva ad avere una visione d’insieme completa e precisa.

Caterina è ingenua al limite della stupidità, è avventata e sprovveduta. È anche superficiale quando si tratta di rapporti amorosi, capace di “innamorarsi” e concedersi nonostante le regole non scritte dell’epoca per una fanciulla aristocratica prescrivessero ben altro, e poi stancarsi nel giro di poco tempo. Ma Caterina è anche affamata di vita e di amore, un personaggio realistico e credibile che emerge letteralmente dalla pagina.

Forse non riusciamo a immedesimarci totalmente in lei – né tanto meno a comprendere le sue scelte oggettivamente folli – ma non commuoversi per la sua sorte è difficile. Perché la sua storia è quella di un’adolescente chiamata a ricoprire un ruolo per cui non ha alcuna preparazione, quello di regina e moglie di un re alla disperata ricerca di un secondo figlio; perché si lascia abbagliare dalla prospettiva di ricchezza e potere senza considerare il prezzo da pagare per averli. Una pedina nel gioco di potere di altri, innalzata e poi sacrificata in appena due anni. 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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