“Chi scriverà la nostra storia?”: una storia di coraggio e resistenza

Roberta Grossman dirige una docu-fiction che racconta la storia dimenticata dell’Oyneg Shabbes Archive

25Un film di Roberta Grossman. Con Joan Allen, Adrien Brody, Jowita Budnik, Piotr Glowacki, Karolina Gruszka. Documentario, 95’. USA 2018

Sessantamila pagine di diari, manifesti, fotografie e oggetti costituiscono il lascito dell’Oyneg Shabbes Archive (“La gioia del Sabbath”). Raccolti dal Dottor Emanuel Ringelblum nella Varsavia ebraica prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, durante l’occupazione nazista e fino alla rivolta del ghetto, sono stati studiati dal dottor Samuel Kassow. Questa docu-fiction è ispirata al suo libro e ne riporta anche la testimonianza diretta.

 

Da studenti siamo stati quasi obbligati a studiare la storia sui libri, memorizzando date, luoghi e avvenimenti per superare compiti e interrogazioni e dimenticandoli poco dopo. Perché a cosa serve, nella vita di tutti i giorni, la storia?

Ce lo siamo chiesti tutti almeno una volta e continuano a chiederselo le nuove generazioni di studenti, contribuendo con una colpevole ignoranza a consolidare l’idea che la cultura e l’informazione si possano trovare semplicemente sui social network e sul web. Eppure il proliferare di fake news dovrebbe farci suonare qualche campanello di allarme.

“Chi scriverà la nostra storia?” è la storia di eroismo, forza e dignità con protagonisti sessanta intellettuali ebrei durante l’occupazione nazista della Polonia. Un gruppo segreto conosciuto con il nome di “Oyneh Shabes”, guidato dallo storico Emanuel Ringelblum, che non ha compiuto azioni militari ma ha lasciato un resoconto dettagliato della vita nel Ghetto di Varsavia, per evitare che se ne perdesse memoria o che la trasmissione fosse affidata a qualcuno che ne avrebbe potuto distorcere l’essenza.

Ringelblum decise di non scappare dalla Polonia al momento dell’occupazione nazista e rimase, fornendo un aiuto concreto agli altri ebrei. Lo storico comprese anche quanto fosse necessario documentare quel momento tanto drammatico della storia. Radunò quindi le migliori menti ebraiche del Paese, per mettere nero su bianco l’orrore nazista, le privazioni e le umiliazioni vissute dagli ebrei.

“Chi scriverà la nostra storia?” permette al grande pubblico di conoscere una pagina di storia poco nota, e lo fa attraverso una modalità e uno stile di racconto efficaci, incisivi e adeguati alla mission.

Roberta Grossman, con sensibilità oltre che talento, ha fatto rivivere questi eroi della “Resistenza ebraica”, utilizzando le loro stesse parole (ricavate dallo studio dell’archivio) pronunciate qui da doppiatori come Joan Allen e Adrien Brody.

Per motivi di sicurezza solo tre persone sulle sessante del gruppo sapevano dell’esistenza degli archivi e solamente una, Her Wasser, conosceva il luogo esatto dove questi erano sepolti. Solamente tre persone dell’organizzazione sono sopravvissute ai rastrellamenti dei nazisti e ai campi di sterminio, Rachel Auerbach, Abraham Lewin e sua moglie.

Dopo la fine del secondo conflitto mondiale sono stati ritrovati due dei tre archivi nascosti, il terzo è ancora disperso. Nel 1999, tre collezioni di documenti provenienti dalla Polonia sono state inserite nel Registro della memoria del mondo dell’Unesco: i capolavori di Chopin, le opere scientifiche di Copernico e l’Archivio di Oyneg Shabes. Gli storici concordano sul fatto che quest’ultimo sia la più ricca fonte di racconti di testimoni oculari sopravvissuto all’Olocausto.

L’auspicio della Grossman è che questi documenti diventino un tesoro condiviso, noto non soltanto agli storici ma anche all’opinione pubblica. Con il suo documentario, la regista ha dato sicuramente un importante contribuito in questo senso e ci piace immaginare che Emanuel Ringelblum, commosso, l’abbia già ammessa ad honorem nella sua “Oyneg Shabes”.

 

Il biglietto da acquistare per “Chi scriverà la nostra storia?”:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio. Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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