“Chiami il mio agente!”: il lato nascosto del mondo dello spettacolo

Quattro stagioni e tante guest star per la riuscita serie francese, disponibile su Netflix

Una serie ideata da Fanny Herrero. Con Camille Cottin, Thibault de Montalembert, Grégory Montel, Liliane Rovère, Fanny Sidney, Laure Calamy. Commedia. Francia. 2015-2020

Ogni giorno, Andréa, Mathias, Gabriel e Arlette, agenti e principali collaboratori dell’agenzia artistica ASK si destreggiano in situazioni delicate e difendono la loro visione della professione di attore. Tutti lottano per salvare l’agenzia che, dopo la morte del fondatore Samuel Kerr, vive un momento particolare di assestamento. Alla vita professionale si mescola quella privata.

 

La ricchezza e vastità della proposta di Netflix, che ogni giorno rende disponibili nuovi titoli tra film, serie, documentari, può paradossalmente essere un limite per alcuni, che rischiano tra tanta roba di perdersi qualche chicca, magari non pubblicizzata a dovere.

Di suggerimenti su cosa vedere uno ne riceve ogni giorni a bizzeffe – dai social network, soprattutto. Ma qualche volta è il caro, vecchio passaparola tra amici, a regalare delle gioie. È il caso di “Chiami il mio agente!”, che ho scoperto qualche anno fa grazie a un’amica.

Se amate il mondo dello spettacolo, e siete curiosi di conoscere il dietro le quinte di quello francese, non potete perdere questa serie francese in quattro stagioni da sei episodi ciascuno. 

L’idea di fondo è semplice quanto straordinariamente felice sul piano creativo: avere, in ogni episodio, un attore di grido che recita nel ruolo di se stesso, magari calcando un po’ la mano su alcune sue fobie o ossessioni.

Nelle prime tre stagioni abbiamo visto sfilare negli uffici dell’agenzia ASK nomi del calibro di Cécile de France, Monica Bellucci, Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Jean Dujardin.

Nella quarta, uscita su Netflix il 21 gennaio, ci sono invece Charlotte Gainsbourg, incartatasi in un progetto cinematografico orrendo scritto da un amico regista; Sandrine Kiberlain, decisa ad abbandonare il cinema per reinventarsi stand-up comedian; Jean Reno, che beve un Pastis alle 10 del mattino per dimenticare di aver accettato di interpretare Babbo Natale.

E poi una strepitosa e auto-ironica Sigourney Weaver disposta a recitare in un film a condizione che il suo partner sia interpretato da Gaspard Ulliel, di 35 anni più giovane di lei, anziché da Bernard Verley, di 10 anni più vecchio.

“Chiami il mio agente!” è un progetto brioso, frizzante, divertente in cui gli autori ironizzano con intelligenza sulle contraddizioni, sui vizi e sulle eccentricità delle star, offrendo allo spettatore una prospettiva sul dorato mondo dello showbiz diversa dal solito.

In ogni episodio abbiamo la nostra guest star, ma poi ci sono le vite professionali e personali dei quattro agenti protagonisti, Andréa, Mathias, Gabriel e Arlette, tutti ben delineati sul piano caratteriale e psicologico in fase di sceneggiatura e magistralmente interpretati dagli attori.

Stilare una classifica di gradimento su quale delle quattro stagioni io abbia preferito non è facile, ma non voglio esimermi. Penso che la prima e metà della seconda tocchino picchi altissimi sul versante narrativo, recitativo e comico.

Il cast merita nel complesso un sentito elogio, ma le mie menzioni speciali vanno a Camille Cottin, che interpreta Andréa Martel, e a Laure Calamy, l’eccentrica e sensuale segretaria Noémie Leclerc. Due ruoli che hanno dato loro fama e successo.

Immaginate di poter vedere una versione italiana e d’assistere ai capricci di stelle nostrane come Toni Servillo, Alessandro Gassman o Silvio Orlando. Vi stuzzica l’idea? Be’ intanto potete recuperare le quattro stagioni di “Chiami il mio agente!” e scoprire il lato invisibile del mondo dello spettacolo d’oltralpe.

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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