Commedia | Lo stagista inaspettato

Un film di Nancy Meyers. Con Robert De Niro, Anne Hathaway, Rene Russo, Anders Holm, JoJo Kushner. Commedia, 121′. 2015

Nel XXI secolo essere donne in carriera, coniugare successo lavorativo e famiglia senza dover sacrificare uno dei due piani all’altro presenta ancora delle sfide di difficile soluzioni. Anche se gli anni delle lotte femminili per veder rispettati i propri diritti sono ormai lontani, la reale e completa parità tra i sessi sembra ancora un traguardo tutto da raggiungere.

Nancy Meyers firma un film reale e realistico, che porta il pubblico a contatto con alcune tematiche di stretta attualità: il mondo delle start up e del lavoro in generale, le difficoltà di affermarsi.

Ben (Robert De Niro) è un 70enne che ha lavorato per oltre 40 anni nella stessa azienda produttrice di elenchi telefonici. Pensionato soddisfatto, la sua vita cambia dopo la scomparsa dell’amata moglie Molly. Ben cerca di riempire le sue giornate con le più svariate attività – dai corsi di cinese allo yoga – ma sente che gli manca qualcosa. Per questo, quando legge il volantino di un’azienda con sede a Brooklyn che sta facendo partire un progetto di stage pensato per persone anziane, decide di partecipare.

Il suo video di presentazione colpisce i committenti, e così Ben si ritrova, fresco 70enne, a svolgere il ruolo di stagista per la About the fit, start up che si occupa di vendita di abiti online.

Ideatrice e cuore pulsante del progetto è Jules (Anne Hathaway), 30enne iperattiva con grandi difficoltà a fidarsi del prossimo e delegare. Quella che era una piccola realtà è diventata un’azienda con 220 dipendenti, per questo, quando gli investitori propongono a Jules di considerare l’assunzione di un a.d. per guidarla nello sviluppo e nella gestione del progetto, lei si sente toccata sul personale, sminuita e sottovalutata in quanto donna.

Se sul lavoro la situazione è delicata, non è che in famiglia le cose per Jules vadano molto meglio. Il marito Matt, infatti, che ha lasciato il lavoro quando l’idea della moglie è decollata, per esserle di sostegno e occuparsi della loro bambina di sei anni, è sempre più frustrato e insoddisfatto.

In questo quadro complesso si inserisce Ben, che con i suoi modi posati e le buone maniere, diventerà, da presenza indesiderata, una vera e propria ancora di salvezza per la giovane manager.

Un film che parla del presente con sguardo attento, raccontando da diverse prospettive il mondo del lavoro. Certo per il pubblico italiano – abituato alla scarsissima mobilità – l’idea di programmi di stage pensati addirittura per senior o che si possa decidere di rimettersi in gioco praticamente a qualsiasi età suonerà un po’ strana… that’s America.

Anne Hathaway è Jules nel film “Lo stagista inaspettato”.

Il grande limite del film di Nancy Meyers è il suo non riuscire a collocarsi in un genere ben preciso. Per larghi tratti si pensa di trovarsi davanti a una commedia agrodolce in salsa contemporanea, ma allora come spiegare quegli inserti che spingono pesantemente sul comico (ad esempio il “furto” del pc a casa dei genitori di Jules)? Guardando “Lo stagista inaspettato” si ha come la sensazione che regista e sceneggiatori non abbiano voluto prendere una decisione definitiva, preferendo restare nel mezzo e incorporando nella storia più spunti e generi di quelli che sarebbero stati davvero necessari.

Anche il personaggio di Ben, alla fine, lascia un po’ perplessi. Passi il 70enne a metà strada da nonno amorevole e lavoratore infaticabile, ma l’uomo sembra davvero un po’ troppo perfetto per essere vero. In 120′ di pellicola, mai un attimo di cedimento, una sbavatura, un capello fuori posto. Ben è troppo bello per essere vero, troppo attento, troppo preciso, troppo tutto. Personalmente avrei apprezzato una maggiore variabilità nel suo carattere e modo di fare, qualche concessione, anche minima, ai difetti che bene o male ci rendono umani.

Anne Hathaway nei panni della protagonista, invece, l’ho trovata perfetta. Colpisce soprattutto il suo sapere essere camaleontica. Quando la conosciamo ci sembra una sorta di Wonder woman, capace di gestire tutto e tenere tutto sotto controllo (non proprio un boss alla Miranda Priestly di “Il diavolo veste Prada”, ma sulla buona strada per diventarlo), ma con il proseguo della storia vengono fuori tutte le fragilità di una donna impegnata a tenere in piedi la sua vita, professionale e lavorativa. Queste sfumature non emergono solo dalle battute che Jules pronuncia, ma anche dalla mimica facciale e dalla sua persona – tanto che nelle scene finali, ci sembra davvero una ragazzina bisognosa di protezione e insicura altro che virago di ferro.

Il finale è particolare. Diciamo che ci si poteva aspettare qualcosa di pesantemente buonista e positivo, e invece la Meyers decide di puntare sull’apertura, sulla continuità. Niente punti fermi definitivi, ma solo due persone molto diverse che, nonostante il difficile inizio, hanno finito per trovarsi affini.

Non ci è dato sapere se Jules sarà riuscita o meno ad affermarsi come manager, e a tenere nel frattempo insieme la sua famiglia. Quello che “Lo stagista inaspettato” ci trasmette, di sicuro, è l’idea che, per avere successo nella vita, quello che conta davvero è avere intorno persone di cui fidarsi, persone con cui condividere i successi e soprattutto le sconfitte.





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