“Conference”: un racconto sui generis, che spinge a ricordare

Ivan I. Tverdovskiy dirige con semplicità un dramma angosciante, profondamente emozionante

Un film di Ivan I. Tverdovskiy. Con Filipp Avdeev, Yan Tsapnik, Natalya Potapova, Natalya Pavlenkova, Natalya Tsvetkova. Drammatico, 129′. Russia, Estonia, Gran Bretagna, Italia 2020

Natalia, suora in un remoto monastero russo, torna a Mosca diciassette anni dopo l’attacco terroristico al Teatro Dubrovka. È lì per organizzare una serata commemorativa in onore delle vittime dell’attacco, avvenuto nell’ottobre 2002. Anche Natalia e la sua famiglia sono stati testimoni di quel tragico evento. Quasi dimenticati dal mondo esterno, gli organizzatori e i partecipanti alla commemorazione, anzi alla Conferenza (come è stato loro chiesto di chiamare ufficialmente l’incontro), si sentono un peso dal resto della società. Mentre seguiamo la cronologia degli eventi attraverso la voce di alcuni testimoni, emergono i dettagli oscuri della storia personale di Natalia.

 

In concorso alle Giornate degli autori di Venezia 77, “Conference”, quarto lungometraggio del regista russo Ivan I. Tverdovskiy, mette in scena una controversa commemorazione dell’attacco terroristico al teatro Dubrovka di Mosca, avvenuto nell’ottobre 2002.

Si tratta di un racconto sui generis, che dilata il tempo della storia portandolo quasi al presente. La sceneggiatura costringe, infatti, la camera a spaziare nel teatro insieme alle persone intervenute alla commemorazione, tra inesorabile agonia e attesa.

La fotografia è semplice ma meditata e si sposa con una regia simile, intenta a mettere in risalto i suoi protagonisti. Questi sono connotati da un pathos profondo, facilmente trasmesso allo spettatore che, alla fine della proiezione, non può che essere sconvolto dal film, e totalmente trasportato in esso.

 

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