“Cosa sarà”: una storia sofferta che si apre però alla speranza e alla vita

Il film di Francesco Bruni, con protagonista Kim Rossi Stuart, ha chiuso la Festa del cinema di Roma

Un film di Francesco Bruni. Con Kim Rossi Stuart, Lorenza Indovina, Barbara Ronchi, Giuseppe Pambieri, Raffaella Lebboroni. Drammatico, 101′. Italia 2020

La vita di Bruno Salvati è in una fase di stallo. I suoi film non hanno mai avuto successo e il suo produttore fatica a mettere in piedi il prossimo progetto. Sua moglie Anna, dalla quale si è recentemente separato, sembra già avere qualcun altro accanto. E per i figli Adele e Tito, Bruno non riesce a essere il padre presente e affidabile che vorrebbe. Un giorno Bruno scopre di avere una forma di leucemia. Si affida a un’ematologa competente e tenace, che lo accompagna in quello che sarà un vero e proprio percorso a ostacoli verso la guarigione. Il primo obiettivo è trovare un donatore di cellule staminali compatibile: dopo alcuni tentativi falliti, Bruno comincia ad avere seriamente paura, Cosa sarà di lui? Suo padre Umberto, rivelandogli un segreto del suo passato, accende in tutti una nuova speranza. Bruno e la sua famiglia intraprendono allora un inatteso percorso di rinascita.

 

Il nuovo lavoro di Francesco Bruni, “Cosa sarà”, con protagonista Kim Rossi Stuart, chiude la Festa del cinema di Roma e, nel mio caso, lo fa lasciandomi con qualche fazzoletto umido in mano e il rimmel colato.

Il film è un’esorcizzazione della storia vera di Bruni, ed è dedicato a Mattia Torre, lo sceneggiatore e regista morto nel 2019 dopo una lunga malattia. Ed è proprio la malattia a rappresentare la molla che dà il là all’azione. Ma non la definirei tema portante, perché il film parla di vita e voglia di vivere, piuttosto.

E poi parla di famiglia – quella di sempre, quella ritrovata, quella scoperta -, di donne forti e uomini fragili, del sacrosanto diritto che tutti abbiamo di soffrire.

Oltre gli stereotipi, oltre la banalità di scrittura, Francesco Bruni dirige un racconto personale ma affrontato in modo maturo. Un racconto che vuole donare speranza, perché pur nel dolore non bisogna mai smettere di credere e lottare. E quale messaggio potrebbe essere più attuale, oggi?

 

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Sofia Peroni
Classe 1996, marchigiana d’origine, studia comunicazione a Roma e ha trovato il modo di coniugare la passione per il cinema e quella per la scrittura... Come? Scrivendo sul e per il cinema dal 2015. Ha all'attivo diverse esperienze sul set, con registi del calibro di Matteo Garrone, e sogna un giorno di veder realizzato il suo film.

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