Cronache d’Oriente: Giappone, tutti pazzi per il matcha

Il tè verde viene utilizzato nelle cerimonie tradizionali, ma anche per preparare dolci e cocktail

Matcha (抹茶) significa letteralmente “tè sfregato, strofinato” ed è probabilmente il tè verde più famoso del Giappone.

La polvere finissima, di colore verde brillante, viene ricavata dalle foglie di tè, prima cotte al vapore e poi lasciate asciugare. Il matcha è usato anche nella preparazione di dolci e bevande, dai biscotti alle praline, dai frappé ai cappuccini.

Tradizionalmente viene utilizzato nella cerimonia del tè, servito in una tazza larga di terracotta e accompagnato da un dolcetto a base di zucchero o pasta di fagioli azuki, comunemente detti fagioli rossi e utilizzati in preparazioni dolci in tutta l’Asia Orientale.

Prima di mettere piede nel Paese del Sol Levante, non amavo il matcha utilizzato in pasticceria. Avevo assaggiato alcune torte in Cina che non mi avevano entusiasmato molto.

Arrivata a Tokyo, però, ho scoperto che si può trovarlo davvero in un’infinità di preparazioni, alcune davvero deliziose. Col caldo di agosto, ad esempio, la fresca dolcezza di un latte shakerato al matcha è un piacere da concedersi.

 

IL MATCHA NELLA CERIMONIA DEL TÈ

Insieme a degli amici che abitano in Giappone ho degustato anche il matcha preparato per la cerimonia del tè.

Si tratta di una bevanda densa, di un verde intenso e a volte coperta da una leggera schiuma, molto diversa da quella che ho sempre bevuto in Cina. Questo perché, essendo il matcha una polvere, viene mescolato con l’acqua calda e non infuso come si fa con le foglie.

Ce ne sono due tipi, quello denso (koicha) e quello leggero (usucha), a seconda del tipo di foglie da cui è stata ricavata la polvere e dalla quantità di acqua usata nella preparazione.

Il gusto è piuttosto amaro e per questo il tè viene accompagnato da un dolcetto zuccherino. D’estate viene servito anche freddo – io l’ho degustato freddo nella casa da tè del giardino di Hamarikyū, a Tokyo.

Ebbene, devo ammetterlo: il primo sorso non mi è piaciuto. Troppo amaro, troppo pastoso, troppo lontano dal tè a cui sono abituata. Dopo un paio di volte ho iniziato ad apprezzarne il gusto, ma continuo a preferirlo in altre preparazioni. Come ho detto, trovo che doni un tocco squisito alle bevande fredde e cremose, e l’ho assaggiato persino in un cocktail!

Che dire, cari lettori, provare per credere: non si finisce mai di scoprire sapori nuovi.

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Valeria Lotti
Originaria della provincia di Roma, vive tra l'Europa e la Cina, coltivando la sua passione per lo studio di società e culture. Dottoranda a Berlino, ama scrivere di cinema, viaggi e letteratura. Si ritiene democratica e aperta alla critica, purché non sia rivolta ai libri di Harry Potter.

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