Cronache d’Oriente: Lo Shanghai Pride Film Festival

Corti e lungometraggi provenienti da 12 Paesi per sensibilizzare il pubblico sul tema dell'omosessualità e non solo

di Valeria Lotti

 

Con lo slogan “The time is now”, lo Shanghai Pride si presenta al pubblico.

Si tratta di un festival a tutto tondo, che comprende un gran numero di attività, culturali e non, che spaziano dalla mostra fotografica al brunch, dalla maratona all’open day con gruppi e associazioni LGBT cinesi. L’obiettivo è promuovere la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e l’integrazione della comunità LGBT nella società.

Giunto alla nona edizione, il festival è organizzato in collaborazione con il British Centre e il Goethe Institut, e con il supporto dei consolati di Olanda, Danimarca e Svezia.

Due domeniche, 11 e 18 giugno, sono state dedicate interamente al Film Festival: una maratona cinematografica di cortometraggi e lungometraggi che trattano temi collegati all’omosessualità.

Le richieste di partecipazione sono arrivate da tutto il mondo. Alla fine, sono state 40 le pellicole, provenienti da 12 paesi, selezionate e proiettate.

Degno di nota il toccante cortometraggio indiano “Sisak”, storia silenziosa della possibilità negata di un amore, dato che per la legge indiana l’omosessualità è un reato.

Pregevole anche “Taxi stories”, lungometraggio di Doris Yeung – già regista di “Motherland” e “Red lights” – che racconta vicende che si svolgono nelle tre metropoli di Pechino, Hong Kong e Giacarta, con il denominatore comune del tragitto in taxi. L’omosessualità qui è solo uno dei temi affrontati, insieme alle migrazione, il lavoro domestico e la maternità, che confluiscono nella rappresentazione del Sogno Asiatico.

La stessa regista, presente alla proiezione e protagonista di un breve dibattito con il pubblico, si considera un membro della diaspora asiatica e desidera mostrare quanto i paesi orientali siano collegati tra loro e le persone guidate dal comune desiderio di realizzarsi.

Altri pannelli includevano il Miglior film della Chinese Short Film Competition, “Undertow”, e il documentario “Shanghai stilettos”, il cui slogan “Build bridges, not walls!” rappresenta in pieno lo spirito dello Shanghai Pride: un piccolo festival culturale aperto a tutti.

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