Cultura in Italia: un tesoro spesso ignorato a portata di mano

di Mauro Biancadoro

 

Ultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata all’istruzione: è questo il quadro sconfortante che emerge analizzando i dati Eurostat. L’Italia, nel 2014, ha investito nell’insegnamento solo il 7,9% delle proprie disponibilità economiche, a fronte di una media UE del 10,2%.

Numeri allarmanti che ci consegnano la fotografia di un paese che avanza lentamente, un paese che non crede più nel suo potenziale culturale e non sfrutta appieno il patrimonio artistico.

La copia del David di Michelangelo in piazza della Signoria dal 1919. Firenze.

Sempre stando ai dati Eurostat, infatti, l’Italia è al penultimo posto in Europa per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura (uno scarso 1,4% a fronte del 2,1% di media). Cifre davvero troppo basse, in particolar modo per uno Stato dove le imprese operanti nel settore culturale producono 78,6 miliardi di euro, secondo il rapporto “Io sono cultura 2015”.

E se lo Stato centrale mostra una perdita d’interesse nei confronti della cultura, i cittadini non sono da meno: il 18,5% dichiara di non aver letto, negli ultimi dodici mesi, neppure un libro né di aver visitato un museo o un sito archeologico. Numeri che aumentano fino a toccare quota 28,2% nel Mezzogiorno.

Nonostante questi dati siano migliori di quelli del 2014, la situazione rimane catastrofica. L’Italia, culla della civiltà, patria di artisti, poeti e uomini illustri, terra dal patrimonio culturale lodato e invidiato in tutto il mondo oggi appare spenta.

Il Colosseo, il più grande anfiteatro del mondo. Roma.

Occorre riflettere sull’importanza strategica che la cultura ha nel nostro paese per provare a risollevare il comparto attraverso investimenti mirati e risorse ben gestite. Uno sforzo che deve venire non soltanto delle istituzioni ma anche e soprattutto dei cittadini, rei di sottovalutare l’immenso patrimonio che il Bel Paese ha ancora da offrire. L’Italia è infatti la nazione con il maggior numero, ben cinquanta, di siti inclusi nella lista Unesco dei “patrimoni dell’umanità”.

C’è da considerare, inoltre, che viviamo in un’epoca in cui la conoscenza è davvero a portata di mano: i mezzi di trasporto consentono di raggiungere luoghi lontani in brevi periodi, la tecnologia di ottenere informazioni in tempo reale. Abbiamo la possibilità di sfruttare queste risorse per visitare siti e musei distanti, o semplicemente per leggere un buon libro in metro senza portarci dietro centinaia di pagine, e di peso.

La cultura non è mai stata così vicina, eppure noi continuiamo ad allontanarla.


Pezzo pubblicato originariamente su: Pillpressblog




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