David 2017: nel segno di Indivisibili, Veloce come il vento e La pazza gioia

Alessandro Cattelan sul palco dei David.

“Roberta ma non posso farcela, è impossibile!”

“Vittorio, poche storie. Il tuo pezzo sui David deve essere letto in un tempo massimo di 45 secondi, non uno di più.”

È Sky ad aver dettato la linea editoriale del futuro, nel segno di rigidità, brevità e inquadrature che sfumano, non importa chi sia il soggetto in primo piano.

Alessandro Cattelan sul palco dei David.

Si è conclusa la serata, ansiogena e frenetica, di premiazione dei 61° David di Donatello e la domanda sorge spontanea: il prossimo anno, per evitare perdite di tempo, Alessandro Cattelan consegnerà i premi ai vincitori direttamente a casa?

Volendo uniformarci al trend, invece di dilungarci in commenti e descrizioni, andremo semplicemente a confrontare previsioni fatte al momento delle nomination, un mese fa – le trovate qui – e risultati.

Se, sulla carta, “La pazza gioia” di Virzì, già trionfatore ai Nastri D’Argento, ha la strada spianata per il Davis come miglior film, “Indivisibili” e “Fiore” possono rappresentare delle credibili alternative per i giurati.

Come migliore regia vediamo – e ci auguriamo -, con buona pace di Virzì e Bellochio, un duello tra i giovani Matteo Rovere (Veloce come il vento) ed Edoardo De Angelis (Indivisibili) che hanno dimostrato sul campo il loro talento e il loro essere innovativi sul piano dello stile e della capacità di raccontare.

Risultato: Paolo Virzì si godrà una notte meravigliosa e un sonno beato con accanto due David, quello per il miglior film e la miglior regia.

Come miglior regista esordiente, anche se non abbiamo visto il film “Mine”, puntiamo sulla coppia Fabio Guaglione e Fabio Resinaro.

Risultato: “La ragazza del mondo” di Marco Dainelli disinnesca “Mine” e si porta a casa con merito il David.

Per la migliore sceneggiatura originale vediamo un duello dagli esiti incerti tra “In guerra per amore” e “Indivisibili”.

Risultato: Edoardo De Angelis, fiero e orgoglioso, si consola come brillante autore per “Indivisibili”.

Per la migliore sceneggiatura adattata, invece, “Fai bei sogni” parte in pole position.

Risultato: vince “La stoffa dei sogni” e il sottoscritto ha un film da recuperare.

Come miglior produttore, un duello entusiasmante e incerto tra “Indivisibili” e “Veloce come il vento”.

Risultato: vince “Indivisibili”.

Anche per quello che riguarda la migliore attrice protagonista, il David ex equo alla coppia Ramazotti-Tedeschi per “La pazza gioia” sembra cosa fatta. Ma dopo il meritato exploit di un anno fa di Ilenia Pastorelli, le due veterane dovrebbero guardarsi dalle gemelle Fontana di “Indivisibili” (qui la nostra intervista) e soprattutto dalla sorprendente Daphne Scoccia (Fiore).

Risultato: Valeria Bruni Tedeschi, che nel suo discorso post-premio, divertente e folle, in compagnia di Micaela Ramazzotti, ha confermato che spesso la pazzia fa rima con talento, quando si sceglie come mestiere la recitazione.

Valeria Bruni Tedeschi vince la statuetta come migliore attrice protagonista.

Per l’attore protagonista, noi vediamo vincitore incontrastato Stefano Accorsi.

Risultato: vince Stefano Accorsi.

È possibile un meritato bis di Antonia Truppo (Indivisibili) come migliore attrice non protagonista, insediata però da una brava e intensa Roberta Mattei (Veloce come il vento), anche se pesa e fa rumore l’assenza di Greta Scarano per il film “La verità sta in cielo”.

Risultato: Antonia Truppo.

Per l’attore non protagonista Valerio Mastrandrea (Fiore).

Risultato: Valerio Mastrandrea.

Fotografia: La pazza gioia.

Risultato: La pazza gioia.

Migliore canzone originale: Discorso a tre tra “Indivisibili” di Enzo Avitabile, “Seventeen” di Farri (Veloce come il vento) e il veterano Jovanotti per “L’estate addosso”. Anche qui ci sbilanciamo per la canzone di “Indivisibili”, splendidamente interpretata dalle sorelle Fontana.

Risultato: “Indivisibili”. Oh yes!

Miglior documentario: Per averlo visto ed apprezzato, quanto a spirito e non solo sviluppo, il nostro favore va a “Crazy for football” di Wolfango De Biasi.

Risultato: Tutti pazzi per Wolfango.

Vi risparmiamo i nostri inutili pronostici per le categorie tecniche, ma anche qui, dovrebbe essere una corsa a tre tra Indivisibili, La Pazza Gioia e Veloce come il Vento, salvo sorprese.

I giurati, in modo salomonico o se volete rispolverando il manuale Cencelli, hanno suddiviso i premi equamente tra le tre pellicole sopracitate.

Il vostro cronista è felice di aver azzeccato quasi tutte le previsioni, ma l’uomo si dispera per non aver scommesso neppure un euro.

Tornano brevemente alla serata di premiazione, è apparsa poco convincente la scelta di Sky di affiancare, in alcune categorie, in stile Oscar, ai premiati giovani e talentuosi attori nostrani, come ad esempio Stella Egitto. Sul palco si sono create pessime sinergie.

Il momento più toccante e intenso è stato sicuramente l’omaggio di Manuel Agnelli e Rodrigo D’Erasmo al mondo del cinema e in generale dello spettacolo italiano. I due si sono esibiti sulle note di “Across the Universe” dei Beatles.

Ci sarebbe, forse, qualcosa da aggiungere, ma il caporedattore Turillazzi sta per sfumarmi, ergo grazie per avermi letto e all’anno prossimo – magari con qualche secondo in più a disposizione.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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