David di Donatello: svelate le nomination aspettando il 18 aprile

La vita è fatta di soddisfazioni morali e materiali, sul lavoro, nel mondo dell’arte e dello spettacolo, nei rapporti privati. Sulla carta si sostiene che siano più ambite le prime delle seconde, ma stringere tra le mani una prova tangibile del nostro successo non è mai un dispiacere.

Se poi di mestiere fai l’attore o il regista, la stagione dei premi diventa un momento delicato della tua esistenza; un momento che si ripete ogni anno, con la conseguente fibrillazione di addetti ai lavori e semplici appassionati.

Se tutti gli artisti sognano di stringere tra le mani l’Oscar, il David di Donatello è un po’ l’Oscar nostrano. Sebbene l’evento sia diventato una perfetta applicazione al cinema del “Manuale Cencelli”, l’appuntamento conserva fascino e prestigio.

David di Donatello, 60

Il David compie nel 2016 sessant’anni. Dopo un lungo e quieto matrimonio produttivo con la Rai, i dirigenti dell’Accademia del cinema italiano hanno deciso di divorziare e prendere un nuovo partner, l’ambiziosa pay tv Sky. La scelta ha colto tutti di sorpresa, facendo storcere anche qualche naso tra gli addetti ai lavori più amanti dello status quo. Eppure, da profani, si ha la sensazione che questo cambio di direzione possa dare nuova linfa al David, negli ultimi anni alquanto maltratto.

Il buon giorno di questa nuova era si è visto nella mattina del 22 marzo, quando i giornalisti sono stati invitati alla Casa del Cinema di Roma per assistere alla cerimonia di presentazione delle nomination; uno spettacolo che ha ricordato per stile, velocità e modalità quello degli Oscar. Le nomination delle categorie principali sono state infatti presentate in maniera rapida e secca, senza perdersi in inutili chiacchiere da bar sport.

Senza volervi annoiare con il lungo elenco di nomi e titoli in gara – potete leggerli sul sito ufficiale della manifestazione – ci permettiamo di fare alcune brevi considerazioni.

Per la vittoria del premio come miglior film sarà molto probabilmente lotta serrata tra “Youth” di Paolo Sorrentino (leggi la recensione su Parole a Colori) e “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone (leggi la recensione). Attenzione però alla mina vagante “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovese (9 nomination), che potrebbe sorprendere nella notte delle assegnazioni così come ha già fatto al botteghino.

Lo chiamavano Jeeg Robot
Claudio Santamaria e Ilenia Pastorelli in una scena di “Lo chiamavano Jeeg Robot”

I film che hanno ottenuto il maggior numero di candidature sono “Lo chiamavano Jeeg Robot” (leggi la recensione) dell’esordiente Gabriele Mainetti (16), presentato lo scorso ottobre alla Festa del Cinema di Roma senza portare a casa nessun riconoscimento e accolto però con grande entusiasmo dalla critica e dal pubblico, e “Non essere cattivo” (leggi la recensione) del compianto Claudio Caligari (14), non considerato degno di partecipare al concorso per il Leone d’Oro a Venezia. Due esempi che dimostrano come ai Festival cinematografici contino spesso più i contatti e le amicizie che il talento.

A sorpresa, “Suburra” (leggi la recensione) ha ricevuto invece soltanto 4 nomination, ed escludendo quella a Borghi, tutte in categorie tecniche.

Il 2016 potrebbe essere anche l’anno di un auspicabile quanto tardivo ricambio generazionale tra gli attori. Le due, meritate, nomination di Luca Marinelli (migliore attore protagonista per “Non essere cattivo”, migliore attore non protagonista per “Lo chiamavano Jeeg Robot”) e Alessandro Borghi (miglior attore protagonista per “Non essere cattivo “, migliore attore non protagonista per “Suburra”) allargano il cuore allo spettatore semplice, stanco di vedere sempre le stesse facce avvicendarsi sul palco.

Sonia Bergamasco
Sonia Bergamasco, nominata come migliore attrice non protagonista per “Quo vado?” di Zalone.

Le nomination di Ilenia Pastorelli (migliore attrice protagonista per “Lo chiamavano Jeeg Robot”) e Sonia Bergamasco (migliore attrice non protagonista per “Quo vado?”) sono, per motivi diversi, una prova di coraggio da parte dell’Accademia. La prima è un’esordiente, la seconda è una stimata attrice di teatro, eppure entrambe hanno regalato interpretazioni intense e riuscite. Ci auguriamo che i giurati del David dimostrino a loro volta coraggio, premiandole come meritano.

Gianfranco Rosi, dopo aver trionfato a Venezia e a Berlino, tenta di rompere il tabù tripletta, aggiudicandosi anche il David. Se accadesse sarebbe una bella dimostrazione di come, per ottenere grandi risultati e fare ottimo cinema, non sempre servano effetti speciali da urlo, ma talvolta basti una grande storia.

Non ci resta che attendere la serata del 18 aprile, per vedere all’opera Alessandro Cattelan come conduttore dello show – dopo le buone prove date nel talent show X-Factor e nel suo “E poi c’è Cattelan” – e scoprire se il vecchio David è pronto per una seconda giovinezza.





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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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