Deadpool: super-eroe sui generis con il volto, sfigurato, di Ryan Raynolds

Ryan Raynolds in una scena del film. Deadpool (2016)

di Erika Ruffoni

 

Agli MTV Awards ha trionfato aggiudicandosi due premi, migliore performance comica e migliore scena di combattimento. Ha sbancato ai botteghini americani, nonostante fosse vietato ai minori di 17 anni. Ha fatto notizia, creando aspettative in tutto il mondo. Stiamo parlando di uno dei fenomeni di questo inizio di 2016: “Deadpool”, per la regia di Tim Miller.

Premi meritatissimi, quegli agli Awards, soprattutto quello consegnato a Ryan Raynolds, protagonista del film, che a suon di battute intrattiene per l’intera pellicola, senza far mai sentire il peso dei 108 minuti.

Ryan Raynolds in una scena del film. Deadpool (2016)

“Deadpool” racconta la storia di Wade Wilson che, per amore della fidanzata Vanessa (Morena Beccarin), decide di combattere il cancro che lo ha colpito affidandosi a un esperimento illegale che gli promette guarigione immediata. La salvezza ha però un prezzo: il protagonista assume infatti un aspetto mostruoso, unito però a dalle capacità incredibili. Wade decide allora di dedicarsi alla ricerca dell’uomo che lo ha reso un mostro, portandogli via la speranza di essere felice con la sua amata.

L’esperienza di “Lanterna Verde”, pellicola del 2011 che ha riscosso ben pochi consensi, sembra ormai lontana; oggi, sul grande schermo, c’è un attore completamente diverso. Ryan Raynolds non è solo convincente come Wade Wilson, è Wade Wilson. Il personaggio sembra essere stato creato apposta per lui, vista l’estrema nonchalance e naturalezza con cui ne indossa i panni, tanto che non ci stupiremmo di vederlo a fare compere al supermercato sotto casa, con la sua inseparabile tutina rossa e nera aderente.

Raynolds sembra essere nato per questo film, la cui preparazione ha in realtà richiesto oltre dieci anni. Con una recitazione naturale ed espressiva e un’ironia pungente, l’attore ci trasporta, attraverso innumerevoli flashback, fino alle origini del mondo tormentato di Deapool, un supereroe che non è proprio super – e nemmeno troppo eroe.

Ryan Raynolds in una scena del film. Deadpool (2016)

Il merito della riuscita del film e quindi del suo incredibile successo, anche in termini di incassi, va ricercato in più fattori. La sceneggiatura, in primo luogo, che ha reso la pellicola una commedia con tutti i crismi, irriverente e singolare; poi la colonna sonora composta da perle della storia della musica che spezzano il ritmo del film e stupiscono continuamente lo spettatore, inserendo anche classici del passato.

Infine, è proprio l’anticonformismo e l’atipicità del personaggio a rendere il film speciale e degno di nota – nonostante alcuni difetti, da collegare con una regia alle prime armi e un budget di realizzazione limito.

Grazie alla rottura della cosiddetta quarta parete, Deadpool comunica con il pubblico, un pubblico che lo adora già soltanto per il fatto di avere il borsone di Hello Kitty e un unicorno per pupazzo.

Se non lo avete ancora visto, vi consigliamo di colmare la lacuna. Se invece l’avete visto… rivedetelo, fosse solo per gustarvi i minuti di girato inseriti dopo i titoli di coda, che magari potrebbero esservi sfuggiti. In questa scena Deadpool si presenta in una mise molto particolare. Come avrete capito, le sorprese nel film non finiscono proprio mai, nemmeno una volta che è finito.





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