“Dogman”: il nuovo film di Luc Besson, commovente, claustrofobico, violento

Caleb Landry Jones è un protagonista eccezionale, in un ruolo complesso e sfaccettato

Un film di Luc Besson. Con Caleb Landry Jones, Jojo T. Gibbs, Christopher Denham, Clemens Schick, Grace Palma. Drammatico, 114′. Francia 2023

 

Il cane è, per definizione, il migliore amico dell’uomo, e chiunque ne abbia uno o più come animale domestico potrà confermarvelo!

Negli anni, i quadrupedi sono stati protagonisti anche al cinema, in pellicole commoventi come “Hachiko” di Lasse Hallström (2009), divertenti come la serie “Beethoven” o drammatiche come “Dogman” di Matteo Garrone (2018). E adesso arriva Luc Besson con il suo “Dogman”, presentato in concorso a Venezia.

Al di là del titolo, gli ultimi due film condividono ben poco. Il regista francese ha infatti giocato una importante sfida autoriale proponendo da un lato una sua rivisitazione della storia del Joker (che abbiamo visto sul Lido nel 2019) e dall’altro “mordendo” un altro classico come “Il silenzio degli innocenti”.

Il film si apre in una notte di pioggia nel New Jersey, durante la quale la polizia blocca un sospettato vestito da Marilyn (Landry Jones) alla guida di un camion carico di cani. Rinchiuso in carcere, il sospettato riceve la visita di una giovane psichiatra, Evelyn (Gibbs), madre di un bambino di pochi mesi e alle prese con un ex-marito violento.

Inizia così una serie di colloqui tra la donna e Douglas, che racconta la sua vita, partendo dalle umiliazioni e violenze subite dal padre con la vile collaborazione del fratello maggiore. Nei cani, suoi compagni di sventure, ha trovato appoggio e amore, fino a instaurare una sorta di simbiosi.

L’impianto narrativo di “Dogman” alterna episodi del passato raccontati dal protagonista agli scambi tra il ragazzo e la psichiatra. Ma Luc Besson non avrebbe mai potuto realizzare un film del genere senza avere Caleb Landry Jones come protagonista!

Palma d’oro come migliore attore per “Nitram” nel 2021, Jones scuote e conquista Venezia, scomparendo dentro il personaggio di Douglas. Un ruolo davvero complesso, che l’attore fa sempre semplice, dimostrando consapevolezza e talento.

“Dogman” propone una coinvolgente e armonica alternanza di violenza, dolcezza, bellezza e orrore, facendo sì che la visione sia godibile. Unico neo nella sceneggiatura la “svolta-giustiziere”, che paradossalmente rende il personaggio più debole e quasi caricaturale, e che si sarebbe potuta evitare.

Previous article“El Conde”: un biopic “alla Larraín”, che mescola horror e commedia
Next article“Felicità”: l’opera prima di Micaela Ramazzotti, pungente e riuscita
Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here