“Dove non ho mai abitato”: quando gli sguardi e i silenzi veicolano emozioni

Paolo Franchi dirige una pellicola che rievoca per stile, linguaggio e messa in scena un’altra epoca

di Paolo Franchi. Con Emmanuelle Devos, Fabrizio Gifuni, Giulio Brogi, Hippolyte Girardot, Isabella Briganti. Drammatico, 97′. Italia, 2017

Massimo (Gifuni) è il delfino e il “figlio putativo” di Manfredi (Brogi), celebre architetto della Torino bene. Francesca (Devos) è la figlia del luminare, anche lei architetto di talento, ma che con grande disappunto del padre ha deciso di abbandonare la professione e trasferirsi in Francia con suo marito. Quando Francesca torna a Torino per fargli visita, Manfredi le affida l’incarico di portare a termine la ristrutturazione di una magnifica villa alle porte della città, affiancando Massimo nell’impresa. Il celebre architetto non sa – o forse lo spera – che fra i due nascerà una forte attrazione, dovuta anche alle similitudini caratteriali.

 

Qual è il modo migliore di affrontare la vita, usare la testa o seguire il cuore? Bisogna scappare dalle emozioni come dalla Peste oppure abbracciarle? E avere una vita agiata, materialmente parlando, da adulti è sufficiente a dirsi soddisfatti e considerare avverati i sogni di gioventù?

Sono tutte domande che prima o dopo siamo portati a porci, ricalcando almeno in parte le orme del Sommo Poeta: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”.

La crisi esistenziale è un topos molto utilizzato in letteratura come al cinema, un tema che dà il là alla scrittura di storie incentrate sulla fragilità dell’uomo e sulle sue contraddizioni. Molto spesso, alla crisi esistenziale si accompagna anche quella sentimentale.

È quanto accade nel nuovo film di Paolo Franchi, “Dove non ho mai abitato”, opera coraggiosa e, temiamo, anche poco commerciale, che con il suo profuma d’antico e di nostalgico rievoca, per stile, linguaggio e messa in scena, un’altra epoca cinematografica.

Classica, elegante, struggente e malinconica, questa è una storia dove i sentimenti, i silenzi e gli sguardi dei due protagonisti dominano sulle parole e sui dialoghi, anche se questi sono costruiti con talento.

Francesca (Devos) è una donna di mezz’età che ha fatto nella vita scelte precise sia sul piano affettivo che professionale, ma quando si trova di nuovo a Torino sente crescere dentro il desiderio di azzerare tutto e scrivere nuove pagine della propria esistenza, a ogni livello.

La tentazione assume anche la forma di Massimo (Gifuni), con cui la protagonista intraprenderà ben più di una relazione mordi e fuggi. Lo spettatore è partecipe di questa storia d’amore sfiorata tra due anime che, per motivi diversi, hanno deciso di voltare le spalle alla felicità e a rapporti affettivi appaganti.

“Dove non ho abitato” è classico anche sul piano strutturale e registico e per questo potrebbe non incontrare il gusto del pubblico giovane, poco avvezzo alle pause e a ritmi quasi teatrali.

Ciò nonostante il film è godibile e nel complesso coinvolgente, merito delle convincenti performance di Fabrizio Gifuni ed Emmanuelle Devos, capaci di dare vita a personaggi con una grande umanità.

Sebbene potrà risultare amaro e triste per un spettatore romantico, il finale conferma la teoria per cui, se l’amore ti sfiora anche solo per un attimo, nulla nella tua vita potrà più essere lo stesso.

 

Il biglietto da acquistare per “Dove non ho mai abitato” è:
Nemmeno regalato. Omaggio. Di pomeriggio (con riserva). Ridotto. Sempre.

 

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Vittorio De Agrò
È nato in Sicilia, ma vive a Roma dal 1989. È un proprietario terriero e d’immobili. Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il suo blog, che è stato letto da 15.000 persone e visitato da 92 paesi nei 5 continenti. “Essere Melvin” è il suo primo romanzo.

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