E niente indietro, Andrea Tavernati

Raccolta di racconti che, partendo dai territori tipici del mainstream, sposa prima toni fantastici e poi marcatamente fantascientifici, seguendo un percorso che fa della vertigine della vita – quella in grado di creare crepe nella nostra quotidianità e di innalzarci verso l’ignoto – la sua principale caratteristica, muovendosi tra insicurezza adolescenziale e incertezza delle leggi di natura, tra eventi apparentemente normali e apparenze che tentano di rendere normale ciò che non lo è: il fluire del tempo in opposte direzioni, un incontro abituale, il senso del ritorno, l’attimo perfetto…

E niente indietro, Andrea Tavernati

Come forse ormai saprete, non sono un’assidua lettrice di raccolte di racconti. In generale preferisco le narrazioni ampie, che assumono la forma di romanzo – anche se poi, in questa categoria, si possono trovare libri riusciti e libri deludenti (ci capiterà di riparlarne).

In ogni caso, mi sono avvicinata alla lettura di “E niente indietro” di Andrea Tavernati con grande curiosità e, possiamo dire, con pochi pregiudizi o termini di paragone.

Il racconto è un tipo di scrittura particolare, che va saputo scrivere. Personalmente – e prendete la mia affermazione con le dovute cautele – penso che mettere mano a un romanzo sia meno complesso che scrivere un racconto riuscito. Mi spiego. In una narrazione lunga, se chi scrive ha qualcosa da dire e un certo stile, è tutto sommato più semplice riuscire a sviluppare bene un’idea. In una storia che si conclude in poche pagine serve molta più tecnica e soprattutto più incisività, perché il rischio di dare vita a qualcosa di acefalo, di poco sensato, a un racconto che lasci nel lettore solo la sensazione di non aver saputo abbastanza è forte e concreto.

Ebbene, trovo che la raccolta di Andrea Tavernati sia molto riuscita da questo punto di vista, soprattutto perché l’autore ha scelto di percorrere una strada tutta sua, un po’ diversa dal solito. I racconti di questo libro non vanno presi tanto come storie a sé stanti, divise e avulse le une dalle altre, ma al contrario come parti di un tutto armonico. È nella lettura complessiva di “E niente indietro”, più che nel singolo scritto, che si riesce a capire il progetto dell’autore, a sentire davvero la sua voce e il suo messaggio.

Il libro è articolato in due sezioni, “Storie di queste parti” e “Storie di confine”, composte entrambe da quattro racconti. Quello che mi ha colpito, come accennavo prima, è soprattutto la capacità di Tavernati di far fluire la storia globale da un racconto all’altro, di dare vita a un disegno ampio che contiene in sé gli otto racconti.

Si parte da racconti di genere realistico, per passare poi al fantastico e al fantascientifico puro. Una scelta rischiosa, quella di mettere uno accanto all’altro spunti così differenti, che però si rivela riuscita e vincente per il messaggio più ampio che prese insieme queste otto storie riescono a dare. Quello che ci troviamo davanti è una sorta di viaggio all’insegna dell’instabilità, che parte con il protagonista innamorato di “Melò veneziano”, alla disperata ricerca di punti di riferimento, e si conclude su un pianeta estraneo senza punti di riferimento, dove tutto scompare senza un motivo apparente, come quello di cui si parla in “Il Principe della Settima Luna”.

Tra il punto di partenza e il punto di arrivo, sei storie di perdita e di scomparsa declinate in toni differenti e con accenni differenti, che riusciranno a colpire lettori differenti. Si parla d’amore, di famiglia, di rapporti, di quella ricerca di un punto fermo e stabile che, bene o male, accomuna tutti. Siamo tutti alla ricerca di un luogo da chiamare casa e, soprattutto, dove poter essere completamente noi stessi. Siamo alla ricerca senza sapere se lo troveremo mai.

Le tessere del disegno costruito da Tavernati, però, alla fine ci rimandano questo messaggio: la vita umana è instabile per sua stessa natura; è nel nostro essere barchette sbattute dalle onde che si realizza quello che siamo davvero. C’è di più: il fatto di non riuscire a comprendere a pieno – o talvolta affatto – quello che ci circonda non solo fa parte del gioco, ma è il gioco. La vita è fatta di incomprensione e dubbio, di viaggi che non sappiamo dove ci condurranno. Siamo davanti al ribaltamento del dantesco “fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” (celebre frase pronunciata nell’Inferno dal viaggiatore per eccellenza, Ulisse) oppure l’autore di E niente indietro ci consiglia soltanto di accogliere e interiorizzare un’ambiguità a cui non si può fuggire? Ognuno deve darsi una risposta.

Anche per ciò che riguarda lo stile di scrittura, l’autore della raccolta dimostra di avere diverse frecce al suo arco. Se i racconti realistici sono scritti in maniera più ricercata e complessa, con un ampio uso di astrazioni e aforismi, in quelle fantastici e fantascientifici c’è spazio per un dettato più semplice, scorrevole, naturale.

La variabilità di stili, unita a quella di temi e personaggi, di ambientazioni e motivi, rende il libro piacevole da leggere, a suo modo appassionante.

Alla fine si resta con il dubbio se la nostra vita, in quanto uomini, sia davvero una corsa già scritta verso il nulla finale, oppure se esistano delle alternative – su questo pianeta o magari altrove, ad anni luce di distanza. Tra l’angoscia senza uscita, l’accettazione oppure la speranza di poter cambiare tutto, ogni lettore può trovare la sua strada per uscire dall’universo creato da questi otto racconti con una maggiore consapevolezza di sé.


Il libro di Andrea Tavernati “E niente indietro”, edito da I Sognatori, è disponibile in libreria e negli store online. 

 




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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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