È molto probabile che prima del 23 settembre – data di uscita dell’omonimo film Netflix interpretato e prodotto da Millie Bobby Brown – non aveste mai sentito parlare di Enola Holmes, sorella dei ben più celebri Sherlock e Mycroft.

Il personaggio è nato dalla penna della scrittrice americana Nancy Springer e la sua serie – conclusa – è composta da sei romanzi che sono stati pubblicati la prima volta tra il 2006 e il 2010. Il caso del marchese scomparso è il primo di loro, edito da DeA in Italia a metà settembre (prossimamente arriveranno anche gli altri casi).

Cresciuta in campagna, lontana dai fratelli, con un’educazione sui generis, Enola Holmes è tutt’altro che l’immagine della perfetta signorina vittoriana. Ma quando la madre scompare nel nulla, le cose per lei precipitano. Decisa a non andare in collegio e a non sottomettersi alla volontà di Mycroft e Sherlock, Enola scappa di casa e si mette in viaggio verso Londra.

Qui scoprirà un mondo molto diverso da quello che conosce, ma si imbatterà anche in un giovane marchese, che è stato rapito da alcuni loschi figuri. Che sia l’occasione, tra intrighi, travestimenti, indagini e inseguimenti, per dimostrare la sua intelligenza e brillantezza?

Al di là dell’ambientazione – intrigante – e della caratterizzazione dei personaggi e dello sviluppo della trama – piuttosto semplici, pensati per un pubblico di giovani lettori e lettrici -, mi piacerebbe soffermarmi un attimo sul “femminismo della protagonista, su quello che rappresenta o dovrebbe rappresentare nelle intenzioni dell’autrice più che su quello che riesce concretamente a fare nel corso del suo primo caso (perché diciamolo, senza voler fare spoiler: al di là di qualche intuizione è tutto piuttosto casuale).

Oggi pensiamo di aver raggiunto una certa parità dei sessi – anche se c’è ancora molto da fare! -, una ragazza ha – in teoria – le stesse possibilità di un coetaneo maschio. Ma pensiamo alla situazione uno o due secoli fa, quando il massimo a cui una giovane poteva aspirare era contrarre un buon matrimonio…

Enola Holmes va controcorrente, quando farlo era oggettivamente molto difficile. Enola vuole pensare con la sua testa, prendere le sue decisioni, essere apprezzata per quello che è. Enola non ha paura di uscire dal binario tracciato per lei e partire alla ventura, pur di non diventare vittima delle scelte altrui.

Per questo è un personaggio profondamente positivo, da cui possiamo imparare qualcosa. Perché dimostra come, nella particolarità e persino nella stranezza, sta il nostro punto di forza. Non dobbiamo temere di essere “diversi”, dobbiamo imparare a usare ciò che abbiamo per trovare la nostra strada. E magari rendere il mondo un posto migliore. Chapeau!.

 

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Roberta Turillazzi
Giornalista per passione e professione. Mamma e moglie giramondo. Senese doc, adesso vive a Londra, ma negli ultimi anni è passata per Torino, per la Bay area californiana, per Milano. Iscritta all'albo dei professionisti dal 1 aprile 2015, ama i libri, il cinema, l'arte e lo sport.

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