“Euphoria”: 4 buoni motivi per vedere il teen drama di HBO con Zendaya

Una serie doloramente onesta e provocatoria sui giovani della cosiddetta "generazione Z"

Prima incursione di HBO nella programmazione per teenager o young adults, “Euphoria”, creata da Sam Levinson, che dirige anche alcuni episodi, mostra lati più oscuri e desolanti dell’adolescenza oggi.

Gli otto episodi che compongono la prima stagione, che seguono le esperienze tra sesso, droghe e traumi personali di un gruppo di liceali di una cittadina americana, sono disponibili in Italia su Sky.

Vi serve qualche altri incentivo per guardare la serie? Vi diamo non una ma quattro buone ragioni per farlo.

 

1. L’UNIVERSO RESPINGENTE MA AL CONTEMPO ACCATTIVANTE CHE DIPINGE

Presentando adolescenti della cosi detta “Generazione Z”, ossia la prima a nascere e crescere tra smartphone, social network e accesso alla rete, con cyberbullismo e pornografia digitale incluse, “Euphoria” sin da subito crea un universo respingente, sia per i suoi protagonisti che per lo spettatore. L’uso di droghe, l’autolesionismo, la violenza fisica, il sesso sono elementi molto presenti nella serie, in uno spettacolo non facile da digerire, ma vengono utilizzati da Levinson per esplorare i diversi modi in cui la dipendenza può manifestarsi. “Euphoria” crea un mondo in cui gli adolescenti sono al centro dell’universo, dopo tutto.

 

2. LA FOTOGRAFIA E L’IMPATTO VISIVO

“Euphoria” è una serie fotografata e progettata in modo spettacolare. In alcuni momenti psichedelica, in altri implacabilmente provocatoria, in altri quasi orrenda, ma sempre onesta, la serie si appoggia pesantemente sugli effetti visivi e sui costumi per creare uno stato d’animo e un tono specifico. Il tutto spinge a entrare in sintonia, per quanto possibile, con questa ragazza, Rue, che combatte tra il desiderio di superare la sua dipendenza per le persona che le stanno attorno e quello di farlo semplicemente per se stessa.

 

3. LA GRANDEZZA DELLE DUE ATTRICI PROTAGONISTE

Al di là delle provocazioni e delle scelte estreme, il cuore dello show è il rapporto tra Rue e Jules, e il modo in cui la seconda diventa progressivamente una sorta di ancora per l’altra. Jules è l’unica cosa reale a cui Rue può legarsi. E il loro legame e amore, stranissimo, viene invece presentato come un fatto semplice, evidente, effettivo. Ossessiva e dolorosa, Zendaya riesce a infondere in Rue fragilità e leggerezza. A farla da contraltare la purezza e la bellezza di Jules, interpretata da Hunter Schafer. Interessante anche la scelta di tutti gli altri personaggi, che vengono raccontati ogni puntata dalla voce della protagonista.

 

4. IL SENSO PIÙ PROFONDO DELLA STORIA

Levinson non può sfuggire all’oscurità al centro di ogni singola storia. Visti separatamente, i personaggi e le loro vite sono angoscianti; messi tutti insieme diventano orrendi. Eppure, per una strana contrapposizione, “Euphoria” è principalmente una storia d’amore. Ed è proprio nel momento in cui l’amicizia tra Rue e Jules si fa più intensa e stretta che la serie eccelle, nel rappresentare quei momenti di silenziosa e immediata elettricità tra due persone, quelli che ti colpiscono all’improvviso. C’è una tenerezza di fondo, in “Euphoria”, che va oltre la violenza e i nudi mostrati, che scava nei sentimenti dei personaggi, tutti alla ricerca di qualcuno che li comprenda. Una storia toccante e studiata sulla dipendenza e la co-dipendenza. Una sorta di educazione sentimentale, nel senso più ampio del termine.

 

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