Al cinema: Café Society

Un film di Woody Allen. Con Steve Carell, Jesse Eisenberg, Blake Lively, Kristen Stewart, Corey Stoll, Jeannie Berli, Parker Posey. Commedia, 96′. 2016

Si alza il sipario sulla 69° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Cannes in un clima più autunnale che primaverile. Sono arrivato sulla croisette sperando di fare bagni di sole e di glamour. Ebbene per quello che riguarda i primi, almeno per adesso, le mie attese sono state deluse.

Cafe Society” di Woody Allen è il film d’apertura del festival (proiettato in anteprima stampa nel pomeriggio).

Abbiamo sperato che, vista la mancanza del sole, fosse il genio del regista americano a riscaldarci.

Gli ultimi film di Woody Allen hanno fatto storcere il naso a molti fan e la critica ha faticato per evitare di scrivere stroncature impietose. Ebbene anche questa pellicola conferma il periodo così così, con il suo essere carina, ma non memorabile.

Se non si trattasse di un lavoro di questo regista osannato dal pubblico e dagli addetti ai lavori, probabilmente arriveremmo a pensare che il film non è all’altezza dell’apertura di Cannes – ma il nome nei titoli di coda è ancora garanzia di un giudizio quanto meno magnanimo.

Dopo il malinconico e filosofico “Irrational man”, Allen torna alla commedia romantica, portando lo spettatore nell’America degli anni ‘30 dove l’apparenza e l’effimero prevalgono sui contenuti e sui valori. Siamo nella stagione d’oro di Hollywood, quando ogni uomo poteva sognare di diventare grande anche partendo dal basso.

È il caso del giovane Bobby (Eisenberg) che decide di lasciare New York per cercare fortuna nel mondo del cinema. Lo zio Phili, (Carrell), agente di attori, seppure controvoglia accetta di aiutare il nipote, assumendolo come postino e affiancandogli la bella Vonnie (Stewart) come guida.

Jesse Eisenberg e Kristen Stewart in una scena di “Café Society” (2016)

Bobby e Vonnie sono molto simili: entrambi sognano di usare i propri talenti e affermarsi, e detestano lo snobismo dell’alta società. Frequentandosi si innamorano, al punto che Bobby chiede alla ragazza di sposarlo, trasferirsi e iniziare una nuova vita.

La favola, però, ha tutt’altro che un lieto fine: Vonny ha infatti una storia parallela con un altro uomo. Amareggiato e deluso, Bobby torna a casa da solo e apre un locale alla ultima moda, il “Cafè Society” del titolo, diventando in breve tempo un imprenditore di successo. Dopo il portafoglio, anche il cuore di Bobby torna a gonfiarsi quando conosce la sensuale Veronica (Lively), che poi diventa sua moglie.

Nell’alta società, però, la felicità non dura a lungo: una sera Bobby incontra Vonny al braccio del marito, la passione si riaccende spingendo i due a tradire i rispettivi consorti.

“Cafe Society” è una commedia agrodolce, dove nessun personaggio è completamente positivo o negativo, ma composito come ogni essere umano; un film dove si sorride, senza però provare vere emozioni.

Anche i ricchi piangono, verrebbe da dire: l’obiettivo dell’autore è infatti quello di mostrare come infelicità e ipocrisia caratterizzino le esistenze di tutti, non solo di chi ha problemi economici. Morale a parte, la sceneggiatura non è abbastanza forte e finisce per dare vita solo a una disincantata rappresentazione della società dell’epoca – tristemente simile a quella di oggi.

Woody Allen con Jesse Eisenberg e Kristen Stewart sul set del film.

L’ironia pungente di Allen si nota per lo più nella storyline di sfondo con protagonista Ben (Stoll), fratello di Bobby, malavitoso che va incontro a un tragico destino.

La fotografia di Vittorio Storaro è bella, elegante, magica, riesce a trasportare il pubblico negli anni ‘30, anche grazie ai costumi e alle scenografie molto curati e ricchi.

Jesse Eisenberg si conferma in un buon periodo, dopo aver interpretato brillantemente Lex Luthor in “Batman vs Superman”. Nel ruolo di Bobby è convincente; riesce a entrare in sintonia con il pubblico mostrando in maniera credibile le fragilità, ingenue illusioni e nevrosi alla Allen.

Kristen Stewart perde invece ancora una volta l’occasione di lasciarsi alle spalle definitivamente il personaggio – ormai scomodo e stretto – della Bella di Twilight e mettere a tacere i critici che contestano il suo talento. La sua prova è scialba, poco incisiva, piatta. Anche in coppia con Jesse Eisenberg le cose non migliorano: i due, insieme, sono ben poco romantici e certo non bucano lo schermo.

Chi riesce invece a colpire – e affondare – lo spettatore è Blake Lively, carisma, sorriso disarmante, bellezza mozzafiato. Steve Carell si conferma attore solido e poliedrico, offrendo una performance calibrata e mai sopra le righe.

Il finale, malinconico e nel complesso riuscito, ci conferma che né la ricchezza né la posizione sociale possono prendere il posto del vero amore, senza il quale un uomo finisce per essere irrimediabilmente solo.

 

Il biglietto da acquistare per “Café Society” è: 1)Neanche regalato; 2)Omaggio 3)Di pomeriggio (con riserva: il doppiaggio italiano potrebbe giovare alla comprensione e far risultare il testo più divertente di quanto sia sembrato a me); 4)Ridotto; 5)Sempre.





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