“Arianna”: un corto denuncia il mobbing contro i transgender

David Ambrosini si inspira a una storia vera per una sceneggiatura lineare, semplice ma intensa

Un cortometraggio di David Ambrosini. Con Andrea Garofalo, Stella Egitto, Giampiero Judica. Drammatico, 13′. Italia, 2017

 

Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo.

La frase, erroneamente attribuita al filosofo francese Voltaire, nel corso dei secoli è stata ripresa e da chi dichiara di essere un liberale. Ma che cosa significa, oggi, essere un liberale?

Leggendo nelle ultime settimane, sul web e sui giornali, le cronache dal nostro contraddittorio e meraviglioso Paese si ha la sensazione che i proprietari degli stabilimenti balneari e dei bed & breakfast si siano trasformati in adepti del Klu Klu Klan. Divieto d’acceso ai gay, agli stranieri, ai non fascisti, a chi crede allo stato di diritto.

Siamo uno strano Paese: celebriamo ogni anno il giorno della Liberazione, rendendo onore ai partigiani che insieme agli anglo americani ci liberarono dalla dittatura fascista, e poi per i restanti 364 giorni sembriamo più razzisti di un Adolf Hitler dei bei tempi.

Chi vi scrive non ha idee certamente progressiste, eppure rimane basito di fronte al fatto che, nel 2017, le inclinazioni sessuali di una persona possano ancora rappresentare un ostacolo alla vita e alla carriera.

Il corto “Arianna” di David Ambrosini, con protagonisti Andrea Garofalo e Stella Egitto, ha il merito civile oltre che artistico di denunciare una situazione intollerabile e indegna per la categoria dei transgender.

Arianna (Garofalo) è una brillante avvocatessa, vanta un eccellente curriculum universitario oltre a parlare correttamente tre lingue. È il candidato ideale per l’assunzione in un prestigioso studio legale e dopo l’ultimo colloquio tutto sembra deciso.

Arianna è vicina a coronare il proprio sogno professionale, quando però la segretaria di studio svela il suo passato all’ignaro avvocato senior (Judica), che reagisce ritirando l’offerta.

Quale colpa grave ha nascosto la ragazza? Ha la fedina penale sporca? Ha commesso qualche crimine? No, Arianna paga l’aver voluto essere pienamente se stessa, anche nel corpo.

Il cortometraggio è la storia di un mobbing ingiusto e spregevole, comune a tanti transgender, che nonostante abbiano i titoli per poter accedere a lavori e incarichi di prestigio vengono discriminati e abbandonati senza alcuna tutela.

La sceneggiatrice Maria Stella Di Nardo, con la collaborazione di David Ambrosini, scrive una storia, ispirata a fatti realmente accaduti, lineare, semplice quanto intensa, potente e drammatica nell’evidenziare le contraddizioni e i mali della nostra società “moderna”.

Andre Garofalo è bravo a calarsi nel ruolo con credibilità, talento e personalità, trasmettendo allo spettatore le sofferenze e le ingiustizie subite dal suo personaggio. Stella Egitto, nel ruolo di Beatrice, dolce e solare oltre che talentuosa e bellissima, è un raggio di luce e speranza nella totale oscurità in cui rischiava di perdersi Arianna.

“Arianna” è un cortometraggio da vedere e rivedere, fino a quando anche sola una persona avrà da ridire sulla sfera personale di una qualsiasi Arianna del mondo.

 

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